.:Museo Anti Inter Official forum: benvenuto nell'archivio più dettagliato sui merdazzurri:.

Altro che Austria, tutta l'Europa alza muri e chiude confini. E la Germania si spinge oltre

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 2/5/2016, 13:37     +1   -1
Avatar

VISITATE IL MUSEO ANTIINTER!!!

Group:
Diavoli
Posts:
79,587
Reputation:
+47
Location:
Da qualche parte nell'universo

Status:


Altro che Austria, tutta l'Europa alza muri e chiude confini. E la Germania si spinge oltre
Dunque, facciamo il punto sulla questione migranti. Dopo l’incontro tra il ministro dell’Interno, Angelino Alfano e il suo omologo austriaco, Wolfgang Sobotka, il dramma del muro al Brennero pare essersi formalmente ridimensionato. Il titolare del Viminale, infatti, ha prima promesso un rafforzamento dei controlli verso il confine con l’Austria (forse allora a Vienna non avevano tutti i torti) ma poi ha spavaldamente detto che “l’Italia non si fa spaventare da un gabbiotto al confine”. Quindi da muro oltraggio dell’umanità, siamo scesi a semplice gabbiotto. Il problema è che le tensioni italo-austriache hanno saldato l’asse tra Vienna e Berlino, visto che il giorno dopo sempre Wolfgang Sobotka ha incontrato il ministro dell’Interno tedesco, Thomas De Maiziere, il quale ha sparato a palle incatenate contro Roma.

L’Italia, infatti, è l’unica responsabile di quanto accadrà al Brennero, perché tocca a lei fare i controlli e le identificazioni e in caso contrario, l’Austria avrà tutto il diritto di chiudere i confini.

Ma ecco poi la parte peggiore. Per Thomas De Maiziere “oggi l’Italia è ben lontana dall’essere sopraffatta dai migranti. La Grecia, con 20 milioni di abitanti, ne ha accettati 60mila e l’Italia, 60milioni di abitanti, potrebbe calcolare che il momento di chiedere aiuto potrebbe essere a 350mila. Ma siamo ben lontani da ciò”. Sottintendendo, quindi, che alle condizioni attuali e anche in caso di netto peggioramento, Roma non ha bisogno di aiuto e non lo riceverà dai partner Ue.

Ma le paraculesche rassicurazioni di De Maiziere e le sue nemmeno troppo velate minacce contrastano con le nuove rivelazioni proprio del settimanale tedesco Spiegel, a detta del quale la Ue starebbe lavorando a un accordo con il nuovo governo libico sostenuto dall’Onu per impedire “con misure drastiche” un’ondata di profughi dal Nord Africa, ritenuta probabile con l’arrivo dell’estate, attraverso la rotta mediterranea. Nelle 17 pagine di una bozza d’intesa, in cui si cita la responsabile della politica estera dell’Unione europea Federica Mogherini, il governo libico, in collaborazione con l’Unione europea, potrebbe far funzionare “centri di detenzione per migranti e rifugiati e anche altre strutture di detenzione”.

Di più, sabato si è scoperto che il governo tedesco, assieme a quelli di Francia, Austria, Belgio, Danimarca e Svezia, voglia spingere la Commissione Ue a prolungare da metà maggio per altri 6 mesi i controlli alle frontiere nell’area Schengen e la Commissione si dovrebbe pronunciare mercoledì. Insomma, si chiude. In massa.

Ma non basta, perché sempre sabato i governi di Finlandia ed Estonia hanno reso nota la loro intenzione di costruire un reticolato al confine con la Russia, proprio per contrastare eventuali flussi di migranti che trovassero una nuova via, alternativa a quella tradizionale dei Balcani: questo dopo che poche settimane fa la Lettonia ha cominciato la costruzione di un muro di 92 chilometri sempre lungo il confine con russo.

E per finire, giova ricordare che giovedì scorso il Parlamento austriaco ha approvato la legge che inasprisce il diritto d’asilo.

Tra le misure spicca quella che prevede la dichiarazione di stato d’emergenza quando l’ordine pubblico e la difesa della sicurezza non possono essere più garantite a causa di un alto flusso di profughi. In questo caso, a nessun migrante verrà più permesso l’ingresso, le richieste di asilo potranno essere rifiutate ai confini e i profughi rispediti in Paesi confinanti, considerati sicuri. Tradotto, l’Italia.

Ma il meglio deve ancora venire. Già, perché la stessa Germania che getta acqua sul fuoco riguardo al rischio invasione estiva – tanto a pagarne il conto sarà l’Italia – è la stessa che sta ragionando in fase avanzata su un cosiddetta “legge sull’Islam”, la quale non solo limiterà l’influenza degli imam stranieri operanti su territorio tedesco e proibirà il finanziamento estero per le moschee ma è stata proposta da un pezzo da novanta come Andreas Scheuer, segretario generale della CSU bavarese. E qui la faccenda si fa complessa e rischiosa.

Perché se da un lato la Germania sta dimostrandosi quantomeno accomodante verso la Turchia, tanto da aver modificato il testo del Don Giovanni di Mozart in scena in un teatro di Berlino per non urtare la sensibilità di Erdogan e soci, dall’altro questa nuova legge metterà nel mirino proprio e soprattutto Ankara. Il governo turco, infatti, ha mandato in Germania 970 religiosi – la gran parte dei quali non parla tedesco – per dirigere le 900 moschee tedesche che sono direttamente controllate da una branca del Directorate for Religious Affairs (DITIB) dell’esecutivo turco, di fatto facendoli operare come civil servants a suo nome. Di più, recentemente si è scoperto che Ankara paga lo stipendio a quasi mille imam conservatori che guidano le principali moschee del Paese, oltre che a finanziare la costruzione della Grande Moschea di Colonia, questo dopo che l’Arabia Saudita ha confermato l’intenzione di finanziare la costruzioni di altri 200 luoghi sacri in Germania.

Per Scheuer, la faccenda deve finire: “Dobbiamo essere più critici nei confronti dell’islam politico, dobbiamo vietare il finanziamento estero delle moschee e gli imam dovranno essere preparati in Germania e dovranno condividere i nostri valori base”. Oltretutto, stando a quanto riportato da Die Welt, Erdogan ha aumentato i fondi a disposizione del DITIB, il quale oggi ha un budget di 1,8 miliardi di euro, più di quello a disposizione dei 12 ministeri turchi messi insieme e che impiega alle sue dipendenze 120mila persone, quando nel 2004 erano 72mila. Insomma, una sorta di indottrinamento di Stato nel cuore d’Europa, cosa che non stupisce perché proprio Erdogan durante una visita in Germania nel febbraio 2011 disse che “l’assimilazione è un crimine contro l’umanità e una violazione dei diritti”. Quindi, più ghetti islamici per tutti.

Lo scorso 11 aprile, inoltre, il capo dell’intelligence interna (BfV), Hans-Georg Maassen, dichiarò che “molte moschee in Germania sono dominate da fondamentalisti e sono state monitorate per il loro orientamento salafita”, prima di parlare chiaro e tondo di ingenti finanziamenti e donazioni dall’Arabia Saudita. La legge, che dovrebbe essere completata entro il 24 maggio prossimo, imporrà anche corsi di tedesco e di integrazione che se non verranno seguiti comporteranno il taglio dei benefit per i richiedenti asilo e la proibizione per gli stessi di decidere dove vivere in attesa del pronunciamento governativo, questo proprio per evitare lo svilupparsi di nuovi ghetti. Ma per Scheuer non è ancora abbastanza: “Il messaggio deve essere chiaro: chi non è integrato, non può restare in Germania e deve essere espulso. Dobbiamo smettere di avere una visione romantica dell’integrazione, il multiculturalismo ha fallito”.

Che farà la Merkel, si tirerà indietro per paura di Erdogan o avrà più paura del contraccolpo elettorale che potrebbe subire? Tanto più che, durante la seconda giornata del suo congresso a Stoccarda, Alternative fur Deutschland ha lanciato il “manifesto anti-Islam”, nel quale si chiede il bando ai minareti sulle moschee, al richiamo alla preghiera del muezzin, al velo integrale per le donne e ai foulard per le ragazze nelle scuole. “L’islam non è parte della Germania” si legge nell’opuscolo e il co-leader del partito, Joerg Meuthen, ha ulteriormente alzato i toni, chiedendo “una moderna forma di conservatorismo e di sano patriottismo per evitare una deriva della Germania come nel 1968, quando era infettata dalla sinistra rosso-verde”. Giova ricordare che si tratta del terzo partito del Paese con circa il 13% di supporto.

Ma non solo la Germania corre ai ripari. In Danimarca le donne si sono stancate di subire molestie da parte degli immigrati e si sta registrando un vero e proprio boom di iscrizioni al femminile ai corsi di autodifesa e arti marziali. Il Gentofte Self Defence Club di Copenhagen, ad esempio, ha circa 200 membri, i due terzi dei quali sono donne: nella fascia di età 12-13 anni, l’80% degli iscritti è femmina e ogni giorno decine di madri e giovani donne chiedono informazioni riguardo ai corsi più efficaci per potersi difendere in caso di aggressione.

L’istruttore Jens Agger, intervistato dal quotidiano Berlingske, ha confermato: “Molte donne hanno subito violenza o temono di subirla, soprattutto le ragazze del liceo si sentono insicure e discriminate”. E proprio in ossequio alla discriminazione che a volte può salvare, ecco il paradosso dei paradossi: nel quartiere Tingbjerg della capitale danese, ad alta densità di immigrati e rifugiati, la piscina ha infatti istituito orari differenti di frequenza per donne e uomini.

Ecco, poi,il volantino anti-molestie e comportamenti anti-sociali che viene distribuito ai frequentatori. Ma se nella città bavarese di Bornheim si era arrivati alla misura draconiana di vietare l’ingresso agli immigrati maschi, qui si è scelto l’orario alterno, tanto che si è registrato un boom di iscrizioni proprio di donne musulmane, le quali possono nuotare senza presenza di uomini, con le porte chiuse e le finestre oscurate in ossequio ai precetti religiosi e culturali. Da quando il divieto è entrato in vigore, sono state 246 le ragazze non danesi dai 5 ai 12 anni che si sono iscritte ai corsi separati. Un qualcosa che non è piaciuto al vice-sindaco della città, Carl Christian Ebbsen, del Partito del popolo danese, a detta del quale questa “è una resa distruttiva della cultura danese. Ogni volta che accogliamo le loro richieste, stiamo distruggendo la società per cui abbiamo lavorato duro”. In compenso, i negozi di articoli sportivi stanno facendo affari d’oro con la vendita di burkini.

E restando al Nord, arriviamo in Finlandia, la quale vanta il poco piacevole record di essere la nazione con il più alto tasso di popolazione pronta a unirsi all’Isis, stando a un recente studio del National Bureau of Economic Research e come ci mostrano questi grafici.

A seguire, Belgio, Irlanda e Svezia: la Finlandia ha lo stesso numero di cittadini che hanno aderito allo Stato islamico del Pakistan, il quale però ha una popolazione di religione musulmana 4mila volte più grande del Paese nordico. Inoltre, l’aumento esponenziale di violenze sulle donne compiute da immigrati ha portato a questa campagna pubblicitaria abbastanza esplicita.

Ed ecco entrare in scena la poco fa citata Svezia, la quale fino all’altro giorno è stata con il fiato sospeso e i servizi di sicurezza in massima allerta. Il motivo? Stando a rivelazioni di stampa, i servizi segreti iracheni avrebbero comunicato a quelli svedesi, Säkerhetspolisen, l’arrivo nel Paese scandinavo di 7-8 miliziani dell’Isis, inviati per compiere un attentato nella capitale Stoccolma. Isis_foreign2E il timore era per il 30 aprile, giorno del 70mo compleanno di Re Gustavo, ricorrenza durante la quale migliaia di cittadini si riversano nelle strade e nelle piazze, divenendo un bersaglio ideale. Questo, dopo che in marzo l’Europol aveva confermato che fra 3mila e 5mila foreign figheters erano ritornati in Europa dai teatri di guerra mediorientali, “ponendo una sfida completamente nuova alla nostra sicurezza interna”.

E tanto per concludere in bellezza e per stemperare il clima di tensione, ecco che per la paura di attentati contro le centrali nucleari, il Belgio ha deciso che tutti i suoi cittadini riceveranno pastiglie di iodio, come misura di precauzione in caso di incidenti atomici. Lo ha annunciato la ministra della Salute, Maggie De Block, dopo che sino ad oggi solo le persone che vivono vicino agli impianti avevano ricevuto le pastiglie, le quali agiscono sulla tiroide saturandola di iodio per evitare che venga assorbito quello radioattivo 131 liberato dalle fughe nucleari.

Il governo ha infatti accettato di ampliare la misura alla zona compresa nei 100 chilometri intorno alle centrali nucleari, rispetto ai 20 chilometri attuali, su raccomandazione del Consiglio superiore della salute e dall’agenzia federale di controllo sul nucleare. E, visto che prevenire è meglio che curare, ieri anche il governo olandese ha fatto sapere di aver ordinato 15 milioni di pastiglie di iodio. Il ministro della Sanità, Edith Schippers, ha detto che il farmaco verrà distribuito ai cittadini sotto i 18 anni e alla donne incinte che vivano entro 100 chilometri da una centrale nucleare. Non so a voi ma a me più che un allarme, pare uno stato d’assedio in preparazione.

E l’Italia?

Inaugura viadotti inesistenti, rivendica trafori svizzeri, si fa beffe del gabbiotto al Brennero e coccola felice debito pubblico e disoccupazione giovanile record.
 
Top
0 replies since 2/5/2016, 13:37   22 views
  Share