Il primo torneo a girone unico fu caratterizzato da un serrato testa a testa fra l’Inter ed i campioni in carica della Pro Vercelli, risolto da uno dei più controversi esiti nella storia del calcio nostrano. Dopo un inizio catastrofico, la neonata formazione nerazzurra infilò un’incredibile striscia di undici successi consecutivi, ma un inaspettato crollo a Genova impedì ai neroazzurri di sorpassare in classifica i leoni bianchi vercellesi, rendendo necessario uno spareggio per l’assegnazione del titolo federale (quello italiano era stato vinto dalla Pro Vercelli, essendo essa la miglior classificata tra le squadre composte unicamente da italiani). I piemontesi, in virtù dell'articolo 8 del regolamento federale, che stabiliva che ogni eventuale spareggio si sarebbe tenuto sul campo della società con la migliore differenza reti, chiesero ed ottennero che la partita si svolgesse proprio a Vercelli.
Le controversie cominciarono quando la Federazione dovette stabilire la data della sfida: poiché il 5 e l'8 maggio si sarebbero tenuti dei match preparatori per l'esordio della Nazionale italiana del 15 maggio contro la Francia, divenne necessario far giocare lo spareggio quando ancora si dovevano recuperare alcune gare di campionato, essendo ormai chiaro già il 10 aprile che le due squadre sarebbero finite in testa da sole. Rimanevano, quindi, solo tre domeniche disponibili: il 17 aprile, il 24 aprile ed il 1º maggio.
La Federcalcio propose in prima battuta il giorno 17 aprile, ma la Pro Vercelli si oppose, in quanto in tale data vari giocatori vercellesi erano occupati in una competizione studentesca organizzata dal giornale milanese Il Secolo, anche se poi nessun giocatore scese in campo (al punto di far pensare che fosse un'iscrizione "tattica" per far rinviare la partita e recuperare gli infortunati). La Pro Vercelli si giustificò per la mancata partecipazione al torneo studentesco, sostenendo che fu il preside dell'Istituto Tecnico di Vercelli a osteggiare la loro partecipazione alla manifestazione giovanile in assenza di una speciale autorizzazione dei genitori.
La seconda opzione proposta dalla FIGC fu allora il 24 aprile, quando era però in programma un torneo tra squadre militari (indetto anch'esso da "Il Secolo"), a cui la Pro Vercelli doveva fornire 3 giocatori: Fresia, Felice Milano e Innocenti. Il presidente dei piemontesi Luigi Bozino richiese allora lo spostamento della gara al 1° maggio, ricevendo assicurazioni verbali in tal senso dal presidente della Federazione Luigi Bosisio (assicurazioni che dovevano, tuttavia, essere confermate dal consiglio federale per avere valore effettivo). L'Internazionale, però, oppose il suo rifiuto alla nuova posticipazione dell'incontro: i nerazzurri, infatti, fecero presente che dovevano dal 1º maggio disputare una tournée calcistica in Toscana ed Emilia, e che due dei suoi calciatori (Zoller e Fossati) avrebbero avuto degli impedimenti lavorativi.
Tenendo conto del fatto che l'ennesimo spostamento della data della finale in favore dei vercellesi avrebbe causato problemi alla compagine interista (la quale chiedeva parità di trattamento per entrambe le società, e sportivamente non si era opposta al primo rinvio); valutando a posteriori come pretestuosa la duplice richiesta dei piemontesi di posticipare lo spareggio (proprio a causa della mancata partecipazione di questi all'amichevole del 17 aprile); sospettando, dunque, che i succitati rinvii fossero stati chiesti dalla Pro solo per consentire ai propri elementi un maggior riposo e magari il recupero di alcuni acciaccati,[8] il consiglio federale decise di confermare definitivamente la gara per il 24 aprile e programmò per il 1° maggio l'eventuale ripetizione da giocare in caso di pareggio.
La Pro Vercelli, in un primo comunicato alla Gazzetta dello Sport, scrisse di preferire la rinuncia alla vittoria in Campionato, pur di non privare il 53° Fanteria dei suoi giocatori. Il giornale milanese commentò: «A noi sembra che la FIGC non poteva trovare altro modus vivendi: e ci rincresce di constatare, e non possiamo rendercene conto, come la Pro Vercelli abbia a posporre una gara di campionato Nazionale, ad una gara che la FIGC non può certamente tenere in considerazione, svolgendosi affatto fuori dell’orbita della sua giurisprudenza». La tesi che l'indisponibilità per infortunio di un paio di giocatori vercellesi fosse l'autentico movente della richiesta di rinvio sembrò, inoltre, trovare conferma in una "ultim'ora" in fondo alla presentazione del match da parte della rivista Foot-Ball, tre giorni prima della data fatidica: «All'ultimo momento, veniamo a conoscenza di un incidente di particolare gravità! Mercoledì mattina [20 aprile] si sono recati a Milano vari dirigenti della Pro Vercelli. Agli amici che li hanno avvicinati, essi hanno dichiarato che sfortunatamente non parteciperanno alla grande giornata gli ottimi Rampini e Coma, ammalati entrambi. Si diceva pure che i vercellesi avessero fatto pratiche per il rinvio del match». Il presidente Bozino, comunque, si mantenne ostinatamente sulle sue posizioni ed annunciò il 23 aprile, che aveva deciso in segno di protesta di schierare la formazione giovanile composta da ragazzini dagli undici ai quindici anni, convinto che i dirigenti interisti avrebbero, alla fine, concesso ancora il rinvio.
I nerazzurri, invece, rispettando gli ordini della Federazione, giocarono, pur fra l'ostilità dei tifosi piemontesi e dei giocatori della prima squadra avversaria, i quali assistettero alla sfida, ottenendo uno scontato successo e la conquista del loro primo titolo nazionale. La rivista ufficiale della FIGC, Foot-Ball, scrisse indignata:
« A noi, oggi, tocca un compito triste e ingrato... oggi siamo costretti a commentare, con l'animo ancora commosso da sdegno, quella che avrebbe dovuto essere l'apoteosi del tanto combattuto campionato del 1910 e che fu mutata... in uno spettacolo da burattini... sul terreno undici marmocchi alti un soldo di cacio... davano sfogo a tutta la malvagità propria dell'infanzia abbandonata ai suoi istinti... La squadra che si contrapporrà agli Internazionali tarda non poco a comparire... Ma eccoli finalmente, i componenti la quarta squadra della Pro Vercelli,... dagli undici ai quattordici anni... L'arbitro, signor Meazza dell'USM, verifica le tessere. Capitano della squadra vercellese è un bamboccio undicenne, alto sì e no un metro, che si reca dal lunghissimo Fossati, il capitano della Società milanese, a presentargli dei... cioccolatini. Poi offre a Peterlj un pezzo di gesso da lavagna: affinché segni la sua grande giornata. Ma se Dio vuole, la partita sta per iniziarsi... i Vercellesi hanno trovato la loro più terribile forma di vendetta: hanno scagliati i loro giuocatori più piccoli... contro gli avversari... - Dileggiateli, burlatevi di essi... Voi non correte nessun pericolo: siete piccoli mentre essi sono grandi: essi non oseranno toccarvi... Forti dunque della vostra piccolezza, provocateli... Noi vi... incoraggeremo, li insulteremo a nostra volta: e il tormento del loro animo sarà la più bella vendetta che abbia mai visto Vercelli... Sul campo, ne avveniva di ogni colore. Quei minuscoli prepotenti toccavano la palla con le mani, spingevano gli avversari... Dopo segnati i primi goals senza molta fatica, gli Internazionali giocarono solo per finire la partita. E allora... i Vercellesi stessi si segnarono dei goals [autogol]. I backs [difensori] tiravano essi nella propria rete. O sport, dove eri andato a finire? Quei piccoli footballers che sono ottime promesse... trovarono qualche volta la via del goal. Non perché essi sapessero segnarlo: solo perché i difensori nero e azzurri, pur di non svolgere un giuoco forte, li lasciavano divertirsi a loro agio... Finalmente la burla colossale ebbe termine: mentre gli Internazionali si avviavano al loro cascinale, qualcuno di essi ebbe a ricevere calci nelle gambe da qualche spettatore imbestialito... una cosa ci ha fatto veramente piacere:... l'ammirevole contegno [...dell']Internazionale. Ai dileggi, alle provocazioni, essi opposero calma e serietà... Essi furono dei veri uomini di sport: e quegli undici marmocchi prepotenti, aizzati temerariamente all'insulto di tutta una equipe valorosa, non si ebbero dai componenti di questa il minimo atto di violenza. » (Cronaca dell'incontro riportata da Foot-Ball, rivista ufficiale della FIGC, trascritto in Chiesa, op. cit., pp. 26-30.)
Il club interista emanò poi un durissimo comunicato in cui criticò aspramente il comportamento della Pro Vercelli e dei suoi tifosi, giudicandolo gravemente antisportivo e minacciando di dichiarare l'anno dopo forfait ad ogni partita contro i vercellesi, e di chiedere a tutte le altre squadre di fare altrettanto.
Lo stesso giorno della partita la Pro Vercelli, su suggerimento di un socio del Milan, presentò ricorso alla Federazione per la presunta posizione irregolare del giocatore neroazzurro Ermanno Aebi, cittadino svizzero ma spacciato, secondo i vercellesi, dall'Inter per italiano: se il ricorso fosse stato accolto, l'Inter avrebbe perso a tavolino Inter-Torino del 3 aprile e lo stesso spareggio per il titolo e ciò avrebbe consegnato il titolo alla Pro. Il ricorso venne però respinto, con la motivazione che, pur essendo Aebi svizzero «è di nascita italiana e in Italia dimora dalla sua nascita - salvo una breve interruzione per causa di studio - ciò che gli permette di non cadere in incompatibilità col disposto degli articoli [del regolamento]».
Il 1º maggio la Federazione punì la Pro Vercelli, squalificando i suoi calciatori per l'intero anno 1910, oltre ad inibirli dalla Nazionale e a sanzionarli con una multa di 200 lire a testa, per aver fatto giocare la quarta squadra nonostante non potesse «subordinare le gare di campionato ad altre gare indette da società o da enti privati» e per avere «incitato i suoi giuocatori a beffarsi degli avversari, dando così nessun esempio di correttezza sportiva, né verso gli avversari, né verso i propri giuocatori». La condanna, tuttavia, venne in seguito ridotta. wikipedia.org
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