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La Juve prende due sberle, poi Milik la salva: a 7' dal termine il gol alla Lazio che vale la finale

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view post Posted on 26/4/2024, 17:03     +1   -1
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La Juve prende due sberle, poi Milik la salva: a 7' dal termine il gol alla Lazio che vale la finale
La squadra di Tudor va sul 2-0 con Castellanos scatenato, poi il polacco si avventa su un cross di Weah: dopo il 2-0 dell'andata, è la rete che vale la finale
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23 aprile 2024 MILANO - Vince una buona Lazio, ma in finale va una Juve che non si arrende mai. La semifinale di ritorno di Coppa Italia finisce con la vittoria della Lazio per 2-1 che non basta a ribaltare il 2-0 dello Stadium in favore dei bianconeri. Allegri avrà dunque la possibilità di aggiudicarsi un trofeo il prossimo 15 maggio all’Olimpico contro la vincente di Atalanta-Fiorentina, mentre l'accesso alla Supercoppa è già realtà. Ed è proprio il tecnico juventino, grazie agli ingressi di Weah e Milik, a riprendere per i capelli una partita che si era messa molto male. Esce con parecchi rimpianti la Lazio. Sia per il 2-0 dell’andata (maturato nel corso di una ripresa disastrosa) sia per la prova dell’Olimpico, quasi perfetta, al netto di qualche errore difensivo, su uno dei quali è arrivato il gol-qualificazione di Milik dopo la doppietta di Castellanos che avrebbe portato la sfida ai supplementari.

SBLOCCA TATY — La partita comincia con il copione più scontato. Lazio all’attacco a testa bassa nel tentativo di iniziare subito la rimonta che le serve per andare in finale. Tudor manda in campo la formazione annunciata, il consueto 3-4-2-1, che stavolta prevede la presenza di Guendouzi e Cataldi in mezzo al campo, mentre per il resto la formazione è praticamente la stessa delle ultime uscite. Allegri risponde con un 3-5-2 con Perin portiere di coppa e la novità di Alex Sandro in difesa, preferito a Rugani (Gatti è invece squalificato). Lazio subito all’attacco, dunque, e al 12’ i padroni di casa sbloccano già il risultato. La pressione laziale frutta un angolo che Luis Alberto pennella sulla testa di Castellanos che salta più in alto di tutti e supera Perin (prova, senza riuscirci, a controllarlo Alex Sandro). La Lazio non si ferma e continua ad attaccare, ma la Juve si compatta e chiude ogni varco. E dopo il 20’ prova pure a reagire. Al 22’ Vlahovic ha una buona opportunità, ma il suo tiro (l’assist è di Chiesa) viene prima rallentato da Gila e quindi respinto col piede da Mandas. Dieci minuti più tardi è Bremer a impensierire i padroni di casa con un colpo di testa che finisce alto. Si scivola lentamente verso l’intervallo, ma prima del duplice fischio di Orsato ecco una palla-gol clamorosa ancora per Castellanos. L’argentino, imbeccato da Luis Alberto, si ritrova tutto solo davanti a Perin in uscita disperata ma gli tira addosso.

RADDOPPIA TATY, RIMEDIA MILIK — Il gol dell’attaccante argentino è però solo rimandato. Si materializza al 4’ della ripresa. A lanciarlo è ancora Luis Alberto, a sua volta imbeccato da Felipe Anderson, il Taty approfitta della dormita di Bremer e s’invola verso Perin: stavolta non sbaglia. Al quarto d’ora, poi, l’ex Girona avrebbe anche la palla della tripletta (il lancio è di Felipe), ma la tira di nuovo addosso a Perin. Il gol sarebbe però stato annullato: c’era fuorigioco dello stesso Taty. Nel frattempo pure la Juve si fa viva. Tra il 10’ e il 12’ Vlahovic ha due ottime opportunità. Sulla prima viene fermato da un provvidenziale salvataggio di Marusic, sulla seconda invece non trova l’angolo con Mandas che sarebbe battuto. Subito il 2-0, la Juve ancora di più si riversa nella metà campo avversaria, ma la Lazio serra le fila e cerca di resistere. Tudor inserisce Patric e Vecino, poi Rovella e Immobile per dare più sostanza alla squadra. Allegri risponde con Weah prima e con Yildiz e Milik qualche minuto più tardi. I cambi del tecnico juventino si rivelano decisivi. Perché a sette minuti dal 90’ il gol del 2-1 è propiziato da un tiro-cross di Weah che Milik deposita in rete.
gazzetta.it

Allegri: "Errori grossolani sui gol. Ma questa finale pesa tantissimo"
Così l'allenatore della Juve: "Ora testa al campionato: non abbiamo ancora conquistato la qualificazione in Champions e sabato abbiamo lo scontro diretto col Milan"
23 aprile 2024 MILANO - "Non era una partita facile da interpretare, sui gol abbiamo commesso errori grossolani. Ma la finale di Coppa Italia è per noi un traguardo molto importante, anche per il prosieguo del campionato": così l'allenatore della Juve Massimiliano Allegri dopo la partita con la Lazio. Il tecnico però non si adagia sul traguardo tagliato: "Ora testa al campionato: non abbiamo ancora conquistato la qualificazione in Champions e sabato abbiamo lo scontro diretto col Milan".

L'ANALISI DEL MATCH E NON SOLO — "È stata una gara di sofferenza. Abbiamo preso subito gol su palla inattiva. Abbiamo avuto delle occasioni e poi abbiamo rischiato di capitolare al 45'. La squadra nella ripresa è cresciuta fisicamente e ha creato delle occasioni favorevoli. Non era facile reagire dopo lo svantaggio, si poteva anche crollare ma i ragazzi sono stati bravi. Siamo in finale dopo tre anni, ma ora dobbiamo concentrarci sul campionato perché non abbiamo ancora raggiunto l'obiettivo. In questo momento si giocano partite pesanti, che per un anno e mezzo non abbiamo giocato. L'anno scorso c'era una situazione non idonea per il caos fuori. Quest'anno abbiamo tallonato l'Inter fino a gennaio, poi c'è stato il crollo e ora siamo obbligati a vincere".

FINALE MERITATA — "Sui gol ci sono stati errori grossolani, ma questa era una partita importante per il prosieguo del campionato. L'eventuale eliminazione avrebbe lasciato strascichi psicologici per le prossime partite. In questi momenti non è facile per nessuno, ma sono occasioni di crescita per i ragazzi. Credo che nel computo delle due partite abbiamo meritato la finale".
gazzetta.it

Juve, la finale c'è ma la prestazione no. Allegri sempre in bilico
Max può vincere la Coppa Italia ma in questi tre anni non si è costruito quasi nulla. Il club bianconero ha bisogno di un progetto e di scelte chiare e decise
24 aprile 2024 MILANO - All’82’ del secondo tempo con la Lazio in vantaggio 2-0 e il risultato dell’andata pareggiato, la parola fine nella storia tra Allegri e la Juve sembrava quasi scritta. La squadra bianconera stava soffrendo e giocando una delle peggiori partite stagionali: in linea con le ultime deludentissime 12 giornate di campionato in cui ha collezionato appena 12 punti (due vittorie, sei pareggi e quattro sconfitte). Ma, complice una Lazio stanca che si era abbassata pericolosamente, almeno Allegri da un paio di minuti aveva messo in campo Weah e Milik, proponendo il tridente. È stato premiato subito dal gol del polacco che può ancora permettere a Max di vincere il primo trofeo del suo secondo ciclo juventino fin qui avaro di soddisfazioni. In Italia siamo abituati a celebrare il risultato al di là della prestazione: la sconfitta per 2-1 permette lo stesso alla Juve di andare in finale contro Atalanta o Fiorentina che si sfidano stasera. Però è indubbio che l’involuzione e la crisi del gioco dei bianconeri resti. La storia di Allegri, con la sua ricca bacheca e la striscia di cinque scudetti consecutivi nella Juve (con due finali di Champions), merita rispetto ma non esclude l’analisi. Quest’anno può chiudere con la qualificazione in Champions e la vittoria dell’unica coppa disputata: gli obiettivi iniziali del club sarebbero rispettati. Ma non può essere la finale di Coppa Italia (comunque vada) a stabilire se il tecnico meriti di concludere il suo contratto o se la società debba affidarsi a un altro allenatore per aprire un nuovo ciclo. La Juventus ha vissuto un’era straordinaria con nove scudetti di fila (tre di Conte, cinque di Max e uno di Sarri). Il ciclo epocale si è concluso quattro anni fa. Pirlo all’esordio nel 2020-21 arrivò quarto a -13 dall’Inter di Conte e non furono le vittorie in Coppa Italia e Supercoppa a salvarlo. Riportato a Torino da Agnelli con un faraonico contratto di 4 anni, Allegri nel 2021-2022 si è piazzato quarto a -16 dal Milan. L’anno scorso è finito settimo a -28 dal Napoli (ma senza i dieci punti di penalizzazione sarebbe stato terzo a pari merito con l’Inter a -18). Quest’anno dopo aver retto il ritmo nerazzurro nel girone di andata ora è terzo a -22 dall’Inter... Leggendo i numeri quindi negli ultimi 4 anni la Juve è finita a -13, -16, -18 e ora -22 punti dal primo posto. Quattro anni da dimenticare, conditi anche da scandali e da un cambio ai vertici societari. La società ha fatto sapere in tutti i modi che l’obiettivo primario quest’anno era ridurre i costi e che anche la prossima stagione non potrà prevedere spese folli: anno zero, lo ha già definito John Elkann. Ma la storia bianconera raramente ha fatto registrare lunghi periodi senza essere protagonista. La prima Juve a disposizione di Max era di altro livello rispetto a questa: basta rileggere i nomi. Però quel che appare evidente è che in queste ultime tre stagioni non sono mancati solo i trofei, ma soprattutto una crescita costante. Questa Juve non si capisce bene cosa sia: senza gioco e spesso senza anima, non è da correggere, ma da rivedere profondamente. Oggi non è né carne né pesce: non ha una sua identità né una sua prospettiva. Se Allegri dovesse andar via non lascerebbe al suo sostituto un solco tracciato. Se, ma pare improbabile, Max invece dovesse rimanere con un solo anno di contratto ci sarebbe tanto da rivedere. L’Inter che ha vinto quest’anno non è solo molto più avanti come squadra, ma anche come organizzazione societaria: ha già portato a casa alcuni colpi importanti sul mercato che rinforzeranno ulteriormente la rosa. C’è il rischio concreto che il gap aumenti e che a Milano si possa aprire un ciclo. Cosa vuole essere la Juve? Qual è il suo vero progetto? Che idea di calcio si vuole portare avanti? Al quarto anno finito a distanze siderali dal primo posto c’è bisogno di cambiare marcia: per farlo servono idee chiare e uomini adatti a realizzarle, a partire dalla panchina. Se non si è ancora pronti per vincere, è necessario almeno crescere anno dopo anno per prepararsi a farlo. Finora, lo dicono i numeri, è avvenuto il contrario.
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Il baratro con l'Empoli, il vestito di bomber di coppa: Milik prova a cambiare il finale
La sua espulsione coi toscani fu l'inizio della fine delle ambizioni scudetto dei bianconeri, che da allora ha fatto dodici punti in dodici gare di campionato. Ma in Coppa Italia il polacco è il capocannoniere, con vista su un futuro che al momento lo vede sulla porta d'uscita
24 aprile 2024 MILANO - Ritrovarsi capocannoniere dell’unico trofeo che la Juve potrebbe vincere negli ultimi tre anni, nonché uomo decisivo per portare la Signora in finale a giocarselo. E’ la stagione sull’ottovolante di Arkadiusz Milik, anche se i gol fin qui sono sette. Di cui quattro in Coppa Italia, di cui è il miglior marcatore: tre al Frosinone e quello all’83’ della semifinale di ritorno con la Lazio che scaccia i fantasmi di una notte che rischiava di finire nell’album delle partite più nere, anche in una stagione di bocconi amari come questa. "Sì, è vero, si era messa male la partita, abbiamo sofferto - ha detto Arek -. Ci hanno messo in difficoltà, però siamo contenti che tra qualche settimana torniamo qui a Roma per giocare la finale. Un altro obiettivo raggiunto è giocare la Supercoppa. Ovviamente sappiamo che dobbiamo fare meglio, possiamo fare meglio, però siamo felici di andare in finale".

IL BARATRO CON L’EMPOLI — In una stagione in cui è stato al di sotto del suo livello, anche di quello esibito dodici mesi fa conquistandosi la conferma, e finito in coda alle gerarchie dell’attacco di Allegri, Milik è stato protagonista in negativo di almeno uno di quei bocconi amari, forse quello che ha girato l’annata: l’espulsione in quella partita con l’Empoli che ha interrotto la serie vincente e ha segnato l’inizio della fine per la Juventus, che da lì in poi in campionato ha vinto solo due partite su dodici, dodici quanti i punti fatti dai bianconeri in questi tre mesi. Una miseria da zona retrocessione, un’involuzione nata da quell’occasione persa a fine gennaio allo Stadium a cui la Juventus chiedeva lo slancio per andare a sfidare l’Inter la settimana dopo ma da cui ottenne invece l’inciampo da cui non si è più rialzata. “Si farà perdonare coi gol”, disse di Arek il connazionale Szczesny. Con calma, e con in mezzo un mese di stop per un guaio muscolare agli adduttori, l’occasione è arrivata all’Olimpico.

USCITA E FINALE — Tardi, forse, per provare a cambiare un destino che, guardando al futuro del nuovo ciclo tecnico, vede Milik sulla porta di uscita. Lui per primo ha fatto la sua mossa cambiando agenzia, affidandosi alla CAA Stellar che da sola è un bel biglietto da visita per la Premier. Il fatto che sia costato relativamente poco, 7 milioni e mezzo il prezzo del riscatto dal Marsiglia l’estate scorsa, agevola le sue possibilità di cessione future. Il saldo della sua stagione resta ampiamente in passivo, perché dopo i due gol autunnali a Lecce e Toro, comunque decisivi, in sei mesi e mezzo di campionato ne ha fatto solo un altro, all’Atalanta un mese e mezzo fa. Troppo poco. Ma il vestito da bomber di coppa gli offre la possibilità di lasciare comunque il segno sulla stagione della Juve. Soprattutto perché è l’unica strada rimasta per cui quest’annata possa entrare nel palmares bianconero. Cambiando magari anche il suo futuro.
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