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Posts written by Frank Baresi

view post Posted: 20/4/2024, 15:29     Bremer, col Toro l'ultimo derby? La promessa della Juve di liberarlo e la corte dello United - Calciomercato juventino
Bremer, col Toro l'ultimo derby? La promessa della Juve di liberarlo e la corte dello United
Portato in Italia dai granata, con cui è diventato il miglior difensore della Serie A, nel rinnovo con la Juve ha inserito una clausola d'uscita per il 2025 ma con l'impegno a farlo partire anche prima alle giuste condizioni. E da Manchester si sono fatti vivi già a gennaio
12 aprile 2024 TORINO - Quello di Bremer potrebbe essere l’ultimo derby della Mole. Il difensore della Juve, ex Toro, è destinatario della corte del Manchester United da un po’ di tempo. Negli ultimi giorni del mercato di gennaio il sondaggio del club inglese non si è evoluto in una trattativa perché - per i bianconeri - non ci sarebbe stato tempo per riorganizzare il reparto difensivo. Il calciatore è fin troppo centrale per la squadra di Allegri, almeno nel presente: quanto al futuro, invece, il recente prolungamento del contratto fino al 2028 non è garanzia di permanenza.

CLAUSOLA — Esiste una clausola nel contratto di Bremer che permetterebbe al calciatore di liberarsi facilmente, pur senza evitare il controllo della Juve. Si tratta, infatti, di un’opzione calibrata sull’estate del 2025, tra il 60 e i 70 milioni e parametrata sulla dimensione del club inglese che vuole prenderlo: di contro, alla Continassa potrebbero comunque congelare la sua posizione con un aumento dell’ingaggio di 500 mila euro. Nell’ultima trattativa per il rinnovo, utile al club per abbassare l’ammortamento ai fini del proprio bilancio, è venuta fuori una promessa sulla possibilità di liberarlo già l’estate prossima, di fronte a un’offerta vicina alla clausola. In questo senso, il sondaggio fatto dal Manchester United a fine gennaio è molto più di un campanello d’allarme per la Juve.

CAMBIO DI MAGLIA — Bremer arrivò in Italia grazie al Torino nel 2018: un affare attorno ai 5 milioni e mezzo. La crescita continua in maglia granata lo portò a essere premiato per due stagioni di seguito come miglior difensore della Serie A, fino a diventare obiettivo di mercato di Juve e Inter. Quando sembrava ormai promesso sposo nerazzurro, l’asta premiò l’ultimo rilancio dei bianconeri, rinvigoriti dalla vendita di De Ligt e dalla necessità di ricapitalizzare su un altro centrale a cui affidare le chiavi della difesa. Nell’estate 2022 il passaggio alla Continassa avvenne per 41 milioni più 9 di bonus, e un ingaggio di 5 milioni più 1 di bonus che è stato riconfermato anche nell’ultimo prolungamento.

PROSPETTIVA — Allegri si affida tanto a Bremer, che nel frattempo strizza l’occhio anche alla sua Nazionale. Anche se nel Brasile non è ancora una presenza fissa: dopo averlo coinvolto al Mondiale in Qatar, infatti, nelle ultime occasioni non ha avuto una considerazione da scelta consolidata. Il calciatore si esprime meglio in una difesa a tre, e forse anche questo limita un po’ le scelte tecniche. La Juve con lui si propone a tre dietro, anche se imposta a quattro: le ultime tracce di mercato, però, spingono verso un sistema di gioco ben diverso da quello attuale. Bremer, dal canto suo, non ha mai nascosto l’ambizione di giocare prima o poi in Premier League, ma non ha fretta di scegliere prima della prossima estate.

SONDAGGI — Già nel mercato estivo del 2023 c’era stato qualche sondaggio inglese, in particolare del Tottenham: il calciatore scelse di rimanere alla Juve, nonostante non disputasse le coppe europee. Un anno in più di consolidamento che gli ha dato sicurezze e maggiore autorevolezza nell’ambito di un top club, anche grazie ai consigli dei connazionali Alex Sandro e Danilo, tenendo una visione più ampia rispetto al presente. Il sondaggio del Manchester United a gennaio scorso è parso serio e convinto, anche se bisognerà verificarlo di nuovo l’estate prossima. Di certo, anche per volontà della Juve, di fronte a un’offerta superiore ai 60 milioni il calciatore può lasciare Torino molto presto.
gazzetta.it
view post Posted: 20/4/2024, 15:27     Juve, si parte da Felipe a zero. Koop e Calafiori finanziati da Soulé, Iling Jr e Huijsen - Calciomercato juventino
Juve, si parte da Felipe a zero. Koop e Calafiori finanziati da Soulé, Iling Jr e Huijsen
Prosegue la caccia alle ali: nel mirino Zaccagni e Greenwood. Per la porta piace Di Gregorio
12 aprile 2024 MILANO - Sostenibilità e competitività. Il nuovo ciclo annunciato dall’azionista numero uno della Juventus, John Elkann, partirà dalla convivenza di due termini che solo apparentemente sembrano in contrasto tra loro. Perché sostenibilità non significa ridimensionamento, anzi. La Juve continuerà nella politica della riduzione del tetto salariale e forse non punterà, almeno nell’immediato, ai colpi sensazionali del recente passato (da Higuain a Cristiano Ronaldo, solo per citare i più emblematici), ma sarà protagonista da subito sul mercato. Le linee guida di Cristiano Giuntoli sono chiare: in cima alla lista profili futuribili con ingaggi non pesantissimi e occasioni in saldo. Tra i primi, rientrano Teun Koopmeiners (Atalanta) e Riccardo Calafiori (Bologna). Tra i secondi Felipe Anderson, in scadenza di contratto con la Lazio. Colpi che in parte saranno bilanciati dal sacrificio di alcuni giovani: da Matias Soulè (ora in prestito al Frosinone) a Iling Jr fino a Dean Huijsen, attualmente in affitto alla Roma ma nel mirino del Borussia Dortmund.

LA DIFESA — Attenzione anche ad altre possibili cessioni, soprattutto di quei calciatori con stipendio alto e difficili da rinnovare. Per dire, se in estate dovesse arrivare un’offerta per Wojciech Szczesny, sicuramente verrebbe ascoltata. Un po’ perché il polacco è uno dei giocatori che guadagna di più e un po’ perché il suo contratto scade nel 2025. L’impressione, però, è che il 33enne ex Arsenal possa arrivare a scadenza e concludere l’avventura in bianconero con il Mondiale per Club 2025. Alla Continassa hanno già messo nel mirino Michele Di Gregorio (Monza): per il futuro o già per quest’estate se Mattia Perin decidesse di voler cambiare aria per giocare con continuità. La priorità resta il difensore di piede sinistro. Alex Sandro saluterà a fine contratto e il pallino della Signora è Riccardo Calafiori (Bologna), jolly trasformato da terzino in centrale da Thiago Motta. Le attenzioni su Calafiori sono anche la conseguenza dei ragionamenti del Manchester United su Gleison Bremer.

A CENTROCAMPO — In mediana molto dipenderà dal rinnovo - o meno - di Adrien Rabiot (in scadenza a giugno). Alla Continassa sono fiduciosi, ma il francese ha rimandato i discorsi a fine campionato. In caso di semaforo verde, i bianconeri investiranno su un centrocampista da gol e il preferito resta Koopmeiners, valutato 55-60 milioni dall’Atalanta. In caso contrario, la Juventus raddoppierà i rinforzi. Nei radar, oltre a Koop, ci sono Ferguson (Bologna), Merino (Real Sociedad), Samardzic (Udinese) e Amrabat (Manchester United/Fiorentina). Antenne dritte anche sulla variabile McKennie: l’americano sta vivendo una stagione positiva (10 assist), ma il rinnovo con la Juve è in salita e il suo entourage strizza l’occhio alla Premier.

IN ATTACCO — Il primo regalo, una volta conquistato il ritorno in Champions, dovrebbe essere Felipe Anderson , in scadenza con la Lazio. Giuntoli, al netto del rinnovo di Federico Chiesa per una stagione(dal 2025 al 2026), insegue un paio di ali per costruire un’alternativa al 3-5-2: dal 4-2-3-1 al 4-3-3. Sott’osservazione Mason Greenwood, rinato al Getafe ma di proprietà del Manchester United, Mattia Zaccagni (Lazio) e Edon Zhegrova (Lilla). A fargli spazio potrebbero essere Weah e Kostic. In attacco si valuta anche il Morata III. Alvaro, oltre al legame con la Juve e lo spessore internazionale, potrebbe giocare nel tridente con Vlahovic ma pure sostituirlo al centro dell’attacco in sua assenza.
gazzetta.it
view post Posted: 20/4/2024, 15:25     Milan, quanti flop: da Leao a Bennacer, la lista si allunga. E possono partire... - AC Milan
Milan, quanti flop: da Leao a Bennacer, la lista si allunga. E possono partire...
Pure i big hanno deluso: i rinnovi di Maignan e Theo sono complicati, mentre i top club osservano. L’algerino attirato dall’Arabia
20 aprile 2024 MILANO - La regola dell’ultimo mercato varrà anche per il prossimo: al Milan non esistono incedibili. Tanto più se le stelle della squadra brillano a giorni alterni, mentre le big d’Europa osservano interessate. Ecco, negli ultimi due giovedì del mese nel cielo del Milan è stato buio pesto: da Leao a Theo Hernandez, da Giroud a Bennacer, la squadra è franata anche perché i suoi pilastri sono crollati alla prima scossa con la Roma. Ne arriveranno altre lontano dal campo? Possibile, probabile. Proviamo a individuare le zone a rischio, tra addii annunciati (Giroud ha scelto il Los Angeles Fc, a fine stagione saluterà, come anche Kjaer e Jovic, entrambi in scadenza a giugno come il francese), incognite da rinnovo e pressing di mercato.

RINNOVI SPINOSI — Il Milan non ha in agenda urgenze da rinnovo, ma i casi di Maignan e Hernandez galleggiano pericolosamente al confine: sia Mike che Theo hanno un contratto in scadenza nel 2026, ci sono ancora due anni di tempo ma accelerare nei prossimi mesi è fondamentale per evitare brutte sorprese. Diversamente, infatti, il Milan si esporrebbe al classico rischio di iniziare la prossima stagione con il doppio fronte ancora aperto. Nei mesi scorsi qualcosa si è mosso, ma siamo ancora alla fase preliminare: in casa rossonera progettavano di incontrare gli agenti dei due francesi tra andata e ritorno dei quarti di Europa League ma l’appuntamento è stato rimandato. Le prossime settimane diventeranno calde, caldissime. Sia Theo che Maignan al Milan sono felici, ma entrambi si aspettano una crescita: di ambizioni — in rossonero hanno vinto lo scudetto ma non può bastare — e di numeri in busta paga. Maignan aspira a guadagnare più del doppio dei 3,2 milioni attuali, Hernandez è già il più pagato in rosa dopo Leao (4,5 milioni contro i 7 di Rafa) e vorrebbe avvicinarsi al portoghese. Il Milan riflette, mentre riflettono anche a Monaco di Baviera: il Bayern avrà presto due “buchi”, tra porta e fascia sinistra, da colmare con sostituti all’altezza di Neuer e Alphonso Davies, i due milanisti sono in cima alla lista delle preferenze. Sullo sfondo resta sempre il Psg. E il Milan? In caso di proposte indecenti, diciamo nell’ordine dei 100 milioni, in casa rossonera sarebbero pronti ad ascoltare.

L'INCOGNITA LEAO — Per Rafa Leao non serve fissare un prezzo: i 175 milioni della clausola, introdotta nel rinnovo dello scorso anno, inquadrano alla perfezione la valutazione del club rossonero per il suo numero 10. Rafa, intanto, resta croce e delizia del Milan: la stagione che sta per chiudersi è senz’altro la più controversa da quando veste rossonero, perché il portoghese ha alternato grandi momenti (la rovesciata con il Psg, le serate da trascinatore in Europa League tra playoff e ottavi) a passaggi a vuoto importanti. L’ultimo è andato in scena nel doppio confronto con la Roma e Leao è tornato a dividere i tifosi (quelli di San Siro lo avevano fischiato nella sfida di andata coi giallorossi). Il dibattito gira attorno a una domanda: che fare con un giocatore come Rafa, campione in potenza ma poco continuo per diventarlo a tutti gli effetti? Costruirgli una squadra intorno o cederlo, per incassare e reinvestire? Al quesito risponderanno il Milan, con la scelta del nuovo allenatore e ovviamente le mosse dei suoi estimatori. Il Psg guida il gruppo dei fan, ma occhio alle inglesi: la passione del Chelsea per gli strappi di Rafa non è mai tramontata, mentre il Manchester United può iscriversi alla corsa.

DA TITOLARI A CEDUTI — La lista dei titolarissimi che potrebbero partire a fine stagione si allunga fino a centrocampo e difesa. In mediana, Ismael Bennacer ha una situazione da monitorare. L’Arabia Saudita per lui è un’opzione che presto o tardi sarà d’attualità. Bennacer è ovviamente un giocatore apprezzato e, per ragioni calcistiche e di vita, è interessato a un futuro in Arabia. Succederà già la prossima estate? L’idea dell’algerino è trasferirsi più avanti - Ismael ha solo 26 anni - ma, in caso di proposta di uno dei top club di Riad, una sorpresa non sarebbe da escludere. Così come non sono da escludere sorprese al centro della difesa, dove Tomori, Kalulu e Thiaw hanno mercato. A oggi, però, l’inglese è il centrale destinato a guidare il reparto ancora a lungo e Kalulu è, per caratteristiche, il più compatibile con il Milan aggressivo e veloce che Furlani, Ibrahimovic e Moncada progettano per il Diavolo post Pioli. Thiaw, affermatosi durante la parentesi della difesa a tre del 2023 e mai davvero a fuoco in questa stagione, diventa così il primo sacrificabile: il tedesco piace in Premier e il Milan — che lo ha pagato 5 milioni — potrebbe ricavare dalla sua cessione una plusvalenza significativa. Altri milioni potranno arrivare dai riscatti di Atalanta e Bologna per De Ketelaere e Saelemaekers, mentre i vecchi flop alla Origi sono destinati a rientrare alla base a stagione finita.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:23     Milan, tutto sul 9: Zirkzee top. Ma occhio alla Premier, Sesko e David in scia - Calciomercato milanista
Milan, tutto sul 9: Zirkzee top. Ma occhio alla Premier, Sesko e David in scia
Arriverà un mediano, discussioni sul centrale. Molto dipenderà dalla scelta del nuovo tecnico
20 aprile 2024 MILANO - Al tavolo del mercato c’è una sedia libera. Chi deciderà le strategie sui nuovi acquisti al Milan? Zlatan Ibrahimovic, Giorgio Furlani, Geoffrey Moncada e... l’allenatore. Appunto. Il nome del prossimo tecnico influenzerà anche le scelte di campo per l’estate, perché - è logico - ogni allenatore ha esigenze e preferenze differenti. È logico che pesino. Alcune certezze però si possono già mettere per iscritto. La principale: il numero 9 sarà il grande acquisto dell’estate. Olivier Giroud sarà presto un calciatore in maglia LAFC e il Milan investirà molto sul nuovo attaccante centrale.

IL NUMERO 9 — Joshua Zirkzee nelle ultime settimane si è guadagnato la pole position ma la situazione è in evoluzione. JZ può essere riscattato dal Bayern per 40 milioni ma è probabile che quell’operazione non avvenga e sia il Bologna a gestire la trattativa. Zirkzee ha l’Italia come priorità ma la Premier League resta una grande minaccia. Tante squadre sono interessate: Man United, Arsenal e non solo. Tutte hanno un potere d’acquisto sconosciuto al Milan. E allora, è giusto valutare le candidature alternative. Due, forse tre, su tutte. Benjamin Sesko è una punta completa, ha fisico e tecnica, è del 2003 e ha una vita davanti. Non partirà per meno di 50 milioni e in generale non è semplice che il Lipsia lo ceda. Jonathan David a luglio avrà un solo anno di contratto con il Lilla e costa meno degli altri. Il link non sfuggirà: è l’attaccante di Paulo Fonseca, uno degli allenatori che il Milan sta considerando. Il quarto uomo è Santiago Gimenez, che fa gol a grappoli in Olanda. Il Feyenoord per lui chiede 60 milioni e ha fondate speranze di riceverli, presto o tardi.

A CENTROCAMPO — Il mercato del Milan però non sarà solo numero 9. Il Milan vuole aggiungere un centrocampista difensivo e, anche qui, ci sono allenatori che apprezzano quella figura più di altri. Youssouf Fofana, oggi al Monaco, è un nome da seguire. Ha l’età giusta, esperienza internazionale e un contratto in scadenza nel 2025. Tanto per cambiare, il tema è la concorrenza internazionale, perché un giocatore come lui attira molti.

LA DIFESA — Da qui in poi, diventa questione di scelte e occasioni di mercato. Le sicurezze mancano... o quasi. Il Milan sicuramente prenderà un terzino, idealmente un giocatore in grado di dare una mano a destra e a sinistra. Juan Miranda, 2000 del Betis, è stato ampiamente valutato e trattato. Resta oggetto di discussioni all’interno del club: sarebbe un vice Theo mai testato in Italia ma con margini di crescita. La grande decisione del reparto però sarà in difesa. Il Milan ha sempre puntato molto su Kalulu, Tomori e Thiaw, negli ultimi mesi ha capito che Gabbia può essere molto più utile del previsto. L’idea che quei quattro più un giovane (Simic o altri?) possano essere una soluzione per il 2024-25 è stata messa alla prova dalla Roma e dai troppi gol subiti in stagione. Anche qui, c’è un bivio. O si decide che, con un nuovo allenatore, quel gruppo può funzionare, oppure si investe su un centrale titolare. C’è un problema: il budget non sarà infinito.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:21     Milan-Lopetegui, c'è il contratto: 3 anni a 4 milioni a stagione. Se sfuma, De Zerbi o Fonseca - Calciomercato milanista
Milan, per la panchina scatta Lopetegui: è lui il favorito
L'ex c.t. della Spagna balza in pole nel casting per la panchina rossonera del prossimo anno (Fonseca, Galtier e Gallardo gli altri nomi). Ci sarebbero già stati contatti anche con Cardinale
20 aprile 2024 MILANO - La preoccupazione diffusa tra le gente rossonera - il club ha aspettato troppo a mettere la parola fine con Pioli, e ora è tardi per trovare un allenatore adatto - parrebbe destinata a sbiadire presto. Il Milan infatti non solo ha (aveva) una rosa di candidati per l'eventuale sostituzione della guida attuale, ma adesso ha anche un candidato più forte rispetto agli altri. Si tratta di Julen Lopetegui, 57 anni, ultima avventura al Wolverhampton e attualmente libero perché i Wolves per problemi finanziari non riuscivano a soddisfare le sue richieste di mercato. Nella carriera dell'ex portiere nato nei Paesi Baschi spiccano in particolare l'esperienza da c.t. alla guida della Spagna (oltre a due Europei in bacheca con U19 e U21) e quella sulle panchina del Siviglia, con cui ha vinto l'Europa League nel 2020.

IDENTIKIT — Lopetegui si alza quindi sui pedali e per la conduzione del Diavolo fa uno scatto rispetto alla concorrenza formata da Paulo Fonseca, Christophe Galtier e Marcelo Gallardo. Era questo il casting per Milanello emerso nelle ultime ore dopo lo sprofondo del Milan di Europa League, che ha convinto il club a considerare l'addio a Pioli come lo scenario più praticabile. L'identikit generale sull'allenatore che filtra - internazionale, con un gioco riconoscibile, bravo a lavorare coi giovani, in linea col progetto del club - peraltro corrisponde a Lopetegui, che avrebbe anche già avuto contatti diretti con Gerry Cardinale, a riprova di quanto al momento sia il nome più caldo. Un cambio di allenatore - per quanto non immediato - che filtra a poche ore da un derby è qualcosa di unico, e ovviamente non è il massimo - eufemismo - per chi ancora siede sulla panchina rossonera e, a cascata, per la squadra. Ma è anche vero che in campionato il Milan non ha praticamente più nulla da chiedere: la prossima Champions è virtualmente acquisita e il secondo posto difendibile con un po' di accortezza. Altro in ballo non c'è, la società può quindi iniziare a tutti gli effetti a costruire la prossima stagione.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:19     Il Milan di Pioli è finito ma le colpe del crollo vanno divise fra tutti - AC Milan
Il Milan di Pioli è finito ma le colpe del crollo vanno divise fra tutti
Non c'è più l'empatia dello scudetto. Però hanno più responsabilità i giocatori e il mercato non ha aiutato
20 aprile 2024 MILANO - L’aspetto più inquietante e sorprendente dell’eliminazione del Milan dall’Europa League è stata la linea piatta da un giovedì all’altro. Nessun segnale di vita. Eppure, Stefano Pioli le ha provate tutte, come il più accanito dei rianimatori. Per una settimana ha evocato la reazione, ha martellato sull’esigenza di crescere in attenzione difensiva e agonismo, ha fatto rivedere l’andata di San Siro, ha preparato un nuovo assetto tattico per andare oltre, nell’allenamento di rifinitura all’Olimpico ha riunito la squadra in cerchio e ha cercato di recuperare un’empatia di corpi e di intenti, ha portato Rafa Leao in conferenza per metterlo davanti alle sue responsabilità di leader tecnico. Niente da fare. Il cuore del Diavolo non si è acceso. Linea piatta come a San Siro. Leao e Theo ancora spenti. Giroud impalpabile. Disattenzioni decisive in difesa, ritardi perenni sulle seconde palle, attacchi anemici. Sorprendente perché, alle prestazioni più negative il Milan ha sempre fatto seguire una reazione d’orgoglio. Stavolta no.

FINE DI UN CICLO — E allora va preso atto che il Milan di Pioli non esiste più. Quelli di Grey’s Anatomy direbbero: «L’abbiamo perso». Non perché i giocatori gli giochino contro o perché il tecnico si sia imbrocchito di colpo, ma perché i cicli finiscono e, dopo anni di convivenza, i rapporti di gruppo cambiano, si sfilacciano. I canali comunicativi si sono ostruiti nel tempo, calcare nelle tubature: tra mister e squadra non scorre più l’empatia dello scudetto, quando tutti cantavano sul pullman «Pioli is on fire». Si è sbriciolata, nel complesso, l’empatia di tutto il mondo Milan: dirigenti, tifosi… E il tutto è risultato ancora più evidente, in contrasto con la straordinaria coesione della Roma di De Rossi. Oggi a Daniele basta muovere un sopracciglio per ottenere una reazione virtuosa in campo. Con l’organizzazione e il nuovo coraggio tattico, ha trasmesso alla squadra serenità e fiducia. Gianluca Mancini, che sotto Mourinho era un martello isterico, ora con una tranquillità irriconoscibile fa controlli orientati alla Dybala. La proprietà americana ha confermato tempestivamente il tecnico istigando la seratona. Il popolo giallorosso era una colata di miele, mentre quello rossonero, livido, convocava la squadra sotto la curva.

LE RESPONSABILITÀ — Anche se tutti vogliono Pioli sul Golgota, la colpa dello sfascio va condiviso tra tutte le componenti. Pioli resta uno dei migliori allenatori italiani e verrà ricordato come uno dei migliori nella storia del Milan: prese la squadra tra le macerie, all’11° posto e probabilmente la lascerà al 2°, dopo averla riportata allo scudetto (imprevisto) e a una semifinale di Champions, riempiendo per 5 anni San Siro con calcio di qualità. Molto più responsabili i giocatori che vanno in campo. Leao sta concludendo l’ennesima stagione da incompiuto, a giugno compirà 25 anni, 9 in più di Yamal che decide già le partite con continuità. Se, a San Siro, poteva essere sorpreso dalla gabbia El Shaarawy, cosa ha fatto al ritorno per venirne fuori? Quante partite di Theo e Rafa si possono salvare in stagione? Nella tempesta, non si sono visti leader al timone. Un blocco trascinante di italiani, più sensibile all’appartenenza, avrebbe aiutato. E qui subentrano le responsabilità della società. Inutile contare i gol di Okafor, Loftus-Cheek e Jovic per sostenere che sia stato un buon mercato. È stato colpevolmente lacunoso: le funzioni di Tonali non sono state sostituite, sono mancati un centrocampista di spessore e personalità, alla Koopmeiners, capace di dirigere, un vice Theo e un’alternativa solida a Giroud. Come previsto in estate, il vuoto di Maldini ha pesato. A Pioli è mancato un interlocutore tecnico e ai giocatori una presenza di riferimento. A Hernandez, uno dei più deludenti, bastava scambiare due parole con Paolo per gonfiarsi.

LA RICOSTRUZIONE — Ibra è un’altra cosa, ma toccherà a lui rifondare. Dovrà farlo, prima di tutto, costruendosi una squadra competente attorno, scegliendo l’allenatore giusto e indirizzando un mercato che dovrà essere importante. Per quanto onnipotente, Zlatan è ancora un’apprendista del ruolo. È alla sua prima vera opera di ingegneria calcistica. È l’ora di scelte delicate, da non sbagliare, se si vuole rivedere il vero Milan. Quello costretto a rovinare la festa degli altri per salvare la stagione e che ascolta l’omelia ultrà a capo chino, non c’entra nulla con la gloriosa storia rossonera.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:16     Solidità, tattica, giocatori: Pioli, ecco cosa non funziona più nel Milan - AC Milan
Solidità, tattica, giocatori: Pioli, ecco cosa non funziona più nel Milan
La gara contro la Roma ha dato segnali negativi per quanto riguarda la presa sui giocatori. L'allenatore rossonero sembra aver perso le redini della squadra
19 aprile 2024 MILANO - Ormai non funzionano più neanche le "piolate". Le intuizioni salva-partita, quei piccoli colpi di piccone a una partita statica, immobile, spesso spaccata grazie a una mossa decisiva. Contro la Roma non è stato così. Pioli ha scelto di far giocare Musah titolare e di schierarlo a destra in costruzione, con Calabria in mezzo. Scelta fallimentare. Il capitano rossonero è stato sostituito alla ripresa, mentre lo statunitense è durato settanta minuti. Il tempo di tentare un paio di serpentine e un destro sbilenco da fuori area, prima di abissarsi insieme ai suoi compagni durante la grandinata piovuta sull’Olimpico durante la partita.

DIFETTI — Pioli ha perso le redini anche riguardo il gioco, l’aspetto tattico, storicamente un suo cavallo di battaglia. La prima crepa di una gara storta è stata questa, ovvero l’incapacità di contenere la Roma e di andare oltre l’assedio fine a se stesso: il Milan, tra andata e ritorno, ha concluso 45 volte verso la porta di Svilar (25 all’andata e 20 al ritorno). Il risultato? Un solo gol con Gabbia e due legni, il primo con Giroud e il secondo con Loftus all’Olimpico. Troppo poco. Anche in costruzione: palla a Leao - o a Chukwueze - e qualcosa succede. Impossibile scardinare la retroguardia giallorossa con questa manovra prevedibile.

SOLIDITÀ ADDIO — Un altro punto a sfavore è la tenuta difensiva. Il Milan è la nona difesa del campionato con 37 gol subiti in 32 partite. Fiorentina, Atalanta, Lazio, Roma, Torino, Bologna, Juventus e Inter hanno incassato meno reti. Altro dato, poi. In 16 gare tra campionato e coppa hanno subito due o più gol. Addirittura, quattro contro il Monza a febbraio e cinque nel derby d’andata. Senza contare il tris incassato dal Sassuolo nell’ultimo turno di campionato e quello contro il Psg nella grande coppa. In alcune occasioni il Milan è riuscito a rimontare da una situazione di svantaggio – vedi Frosinone o Udinese -, ma la difesa non ha tenuto botta. L’unico alibi sono gli infortuni. C’è stato un periodo in cui Pioli è stato costretto a convocare i ragazzi della Primavera per sopperire alle diverse assenze. Simic, Bartesaghi e Jimenez hanno giocato diversi minuti, così come Zeroli a centrocampo e Camarda in avanti. Tuttavia, la tenuta difensiva è stata decisiva. Il Milan incassa molto e subisce ancora di più, soprattutto in contropiede.

ALLA FINE DI UN CICLO — L'ultimo appunto riguarda la presa sui giocatori. Pioli, negli anni, ha sempre guidato il gruppo a testa altissima, migliorando dozzine di giocatori: Leao, Calabria, Theo, Bennacer, ma anche Messias, Rebic, Krunic e Saelemaekers (per citarne alcuni andati via). Pioli sembra aver dato davvero tutto. Dopo la partita, in sala stampa, ha detto ai cronisti di portare pazienza "perché del suo futuro si parlerà a inizio stagione". L'impressione è che il suo ciclo sia concluso.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:12     Pioli e il Milan, futuro mai così incerto. Vincere il derby potrebbe non bastare - AC Milan
Pioli e il Milan, futuro mai così incerto. Vincere il derby potrebbe non bastare
Sfumato l'ultimo obiettivo stagionale in termini di trofei, ora Moncada, Furlani e Ibra dovranno prendere una decisione sull'allenatore
19 aprile 2024 MILANO - L’arbitro del match di Stefano Pioli ha il fischietto tra le labbra. L’allenatore rossonero corricchia in mezzo al campo a testa alta facendo leva sui risultati e sull’orgoglio: uno scudetto, una semifinale di Champions, dozzine di calciatori da “prima e dopo la sua mano”, presi da ragazzini e valorizzati col tempo. Leao, Bennacer, Theo. Ma ormai la sua partita con il Milan sembra finita.

ADDIO? — Stefano Pioli potrebbe separarsi dal Milan a fine stagione. L'hashtag #PioliOut è tornato di moda su X nel giro di una decina di minuti. Un viaggio iniziato nel 2019, da traghettatore, dopo le prime sette partite targate Giampaolo, e continuato attraverso una serie di successi. Nel 2021 ha riportato il Milan ai gironi di Champions dopo sette anni dall’ultima volta, nel 2022 ha vinto lo scudetto dopo undici stagioni, mentre nel 2023 ha guidato la squadra in semifinale della grande coppa.

NIENTE ALIBI — Il Milan che esce dall’Europa League sa di sconfitta su più fronti. Il primo è che la seconda coppa valeva una stagione. Era l’ultimo obiettivo in termine di trofei, di prestigio, dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Dea e l’Inter sulla via dello scudetto. Il secondo è il “come”. I rossoneri sono usciti sbagliando due partite senza alcun appello, fermi alla traversa di Giroud nella gara d’andata e al legno di Loftus al ritorno. Hanno calciato "40 volte in porta", come ha detto Pioli, ma hanno segnato un solo gol.

ORA IL DERBY — E ora? Di sicuro la sfera passerà tra i piedi del triumvirato: Moncada, Ibrahimovic e Furlani. Quest’ultimo, pubblicamente, ha parlato più volte del destino dell’allenatore: “È da inizio stagione che dopo ogni sconfitta emergono critiche al mister e i dubbi relativi al suo futuro. Posso solo dire di essere fortunato ad averlo con noi”. Anche perché il Milan ha 12 punti in più rispetto all’anno scorso. E la rosa è di sicuro più forte rispetto alla stagione scorsa, soprattutto se consideriamo le riserve. I piani alti, però, sono chiamati a prendere una decisione. Fischiare la fine al match di Stefano Pioli, che contro la Roma ha toccato quota 233 panchine in rossonero, o proseguire con l’uomo dello scudetto. In sala stampa, dopo le interviste di rito alle tv, Pioli ha parlato per l’ennesima volta del futuro: “Portate pazienza fino alla fine, poi tireremo le somme e affronteremo il discorso”. La prima data cerchiata di rosso è quella di lunedì 22 aprile. Il giorno del derby contro l'Inter. I nerazzurri, con un successo, vincerebbero il tricolore davanti a Pioli. Stavolta sventare lo smacco potrebbe non bastare.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:14     Il Milan non c'è più. La Roma in dieci lotta, vince e vola in semifinale - AC Milan
Il Milan non c'è più. La Roma in dieci lotta, vince e vola in semifinale
I giallorossi legittimano la superiorità dell'andata anche nel secondo round, nonostante l'espulsione di Celik dopo mezz'ora. I gol firmati da Mancini, Dybala e Gabbia. De Rossi ora sfiderà il Bayer Leverkusen
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18 aprile 2024 MILANO - Con il cuore, la voglia, soffrendo fino alla fine. E con uno stadio gigantesco, che ha accompagnato fino alla fine la Roma. I giallorossi battono il Milan anche al ritorno, stavolta per 2-1, e volano in semifinale di Europa League, ancora una volta contro il Bayer Leverkusen, proprio come la scorsa stagione. Per i rossoneri, invece, il rammarico di aver giocato per oltre un'ora in superiorità numerica, ma di essere riusciti a segnare (Gabbia) solo a 5' dalla fine. Troppo poco per una squadra con il potenziale dei rossoneri. Troppo bello, invece, dall'altra parte, dove a decidere sono state le reti di Mancini e Dybala ma a festeggiare alla fine c'era anche Ndicka. Dopo la grande paura, una gioia in più.

UNO-DUE — De Rossi conferma il 4-4-2 di San Siro, con El Shaarawy spostato a destra per aiutare a contenere la catena Hernandez-Leao. Pioli, invece, sposta Calabria in mezzo al campo (come all'andata, proprio qui all'Olimpico) e manda Musah a fare l'esterno destro, per sfruttare il mismatch fisico con+ Pellegrini. Ne nasce subito una partita calda, nonostante la pioggia. Anche perché dopo 12 minuti la Roma è già avanti con Mancini (ancora lui, gol dedicato al cognato Mattia Giani), che ribatte in rete un tiro a giro di Pellegrini finito sul palo. L'Olimpico esplode, il Milan si guarda dentro. Anche perché la fortuna non l'aiuta e quando può pareggiare con Loftus-Cheek, il pallone (deviato da Mancini) finisce sulla traversa. Sembra l'inizio di una partita diversa, ed invece sulla ripartenza successiva la Roma raddoppia: spalla a spalla tra Lukaku e Gabbia e cioccolatino di Dybala a girare. In due minuti però la partita cambia ancora: prima Lukaku alza bandiera bianca (dentro Abraham), poi Celik prende il rosso per un fallo da dietro su Leao. E allora il Milan respira, si rianima, capisce che si può ancora fare. Theo e Leao fanno salire i giri, Loftus-Cheek sfiora ancora il gol (ribattuto da Spinazzola), Tomori reclama un rigore per tocco di mano di Smalling (ma il Var sentenzia: c'è prima quello di Giroud). Insomma, sono scintille, con Pioli che aumenta il peso offensivo con Jovic e De Rossi che corre immediatamente ai ripari: dentro Llorente e fuori Dybala e passaggio automatico alla difesa a tre/cinque.

ASSALTO STERILE — Per cercare di riprendere la partita allora Pioli manda dentro anche Chukwueze. Pulisic e Jovic ci provano subito, dall'altra parte Spinazzola spreca una ripartenza d'oro. La batteria offensiva rossonera adesso è al gran completo (Leao, Jovic, Giroud, Pulisic e Chukwueze tutti insieme), ma poi di pericoli veri per Svilar ne arrivano pochi. La pressione rossonera è costante, le idee meno. Anche perché la Roma palleggia bene, trova spesso l'ampiezza e toglie i riferimenti ai rossoneri. Così tanto che la vera palla gol capita ad Abraham, che si divora il 3-0 da dentro l'area piccola. Le ultime carte di Pioli allora sono Okafor e Florenzi (ex capitano romanista, fischiatissimo), ma gli errori in costruzione si sprecano. E nonostante il Milan stia sempre lì, a ridosso dell'area giallorossa, non riesca a passare mai. Ci prova Reijnders da fuori, poi a 5 minuti dalla fine il gol della speranza rossonero: assist di Leao e testa vincente di Gabbia. Prima della fine c'è ancora spazio per un tentativo di Chukwueze e per il rosso a Hernandez, commutato poi in giallo al Var. Finisce così, con l'Olimpico che esplode di gioia e il Milan fischiato dai propri tifosi.
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Milan contestato sotto la curva, pioggia di insulti: "Fuori i c...". E lunedì c'è il derby
Dopo la sconfitta contro la Roma ai quarti di finale di Europa League, gli ultrà rossoneri hanno contestato duramente i giocatori. E lunedì c'è il derby con l'Inter...
18 aprile 2024 MILANO - Il Milan finisce a rapporto sotto la curva. Dopo la sconfitta ai quarti di finale di Europa League contro la Roma all'Olimpico, i rossoneri sono stati contestati duramente dai tifosi sbarcati nella Capitale per sperare in una rimonta che non è arrivata. Dopo il fischio finale, infatti, gli ultrà hanno contestato la squadra in modo duro, invitando i giocatori a tirar fuori gli attributi in vista della prossima partita ("Fuori i c..." era l'inconfondibile labiale dei capi ultrà). Lunedì 22, infatti, ci sarà il derby contro l'Inter. E i nerazzurri possono diventare Campioni d'Italia con una vittoria. Clima teso in casa Milan. I toni dei tifosi sono stati alti, le parole dure. La sconfitta non è andata giù.
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Pioli: "Roma più brava di noi, non siamo stati all'altezza. Futuro? Penso al derby"
Così l'allenatore rossonero dopo l'eliminazione: "I tifosi hanno ricordato alla squadra l'importanza del derby di lunedì. Loro hanno messo in campo più qualità di noi"
18 aprile 2024 MILANO - Vinto, eliminato e contestato. Il Milan esce dall'Europa League a testa bassa e con una serie di rimpianti lunga un chilometro. A fine partita lo spicchio dei tifosi rossoneri arrivato a Roma ha contestato duramente la squadra, invitandola a tirar fuori gli attributi in vista del derby di lunedì: "La Roma ha meritato - ha dichiarato Pioli nel post partita -, ha messo in campo più qualità di noi".

DELUSIONE — Così l'allenatore rossonero: "Nel secondo tempo avremmo dovuto segnare subito, ma non ci siamo riusciti. Non siamo stati all'altezza. Pensavo che potessimo giocare meglio e vincere, non sono soddisfatto". Capitolo contestazione. La squadra è andata a rapporto sotto lo spicchio dei sostenitori rossoneri: "Da ciò che mi dicono i tifosi hanno ricordato quanto sia importante il derby di lunedì. Il futuro? Penso alla prossima. Quest'anno nelle competizioni europee siamo stati inferiori alla stagione scorsa, dobbiamo migliorare".

EFFICACIA — E ancora: "Ci è mancata la qualità - ha ricordato Pioli - Non abbiamo creato chiare occasioni da gol, ma dentro l'area serviva più cinismo. Avremmo dovuto essere più intensi, più lucidi. Non ci siamo riusciti. E soprattutto non abbiamo finalizzato. E in occasione del primo gol non abbiamo coperto un inserimento di Mancini. Loro hanno fatto due tiri, in fondo. Hanno avuto più qualità nelle giocate decisive". Capitolo Theo. Il francese non ha giocato una grande gara, come sottolineato in studio durante l'analisi post-gara: "Dopo partite del genere non è giusto parlare di un singolo e di come non ha reso. Dobbiamo dare i giusti meriti alla Roma, ma avremmo potuto e dovuto fare meglio. Alzare il livello. La Roma sta bene e ha qualità, noi non siamo stati efficaci".
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Leao, un altro flop in una gara che scotta: tutte le contraddizioni di una stella che non brilla
La doppia sfida con la Roma è stata una delle recite più brutte del portoghese in rossonero, nonostante le belle premesse a parole. Tra fischi, ambizioni e una clausola da top player, il portoghese resta un'incompiuta
19 aprile 2024 MILANO - Stefano Pioli ha smarrito, forse definitivamente, i fili con cui manovrare la sua squadra, ma ultimamente ha rimarcato più volte un concetto di una verità assoluta: "Quando le gambe non girano, il più delle volte non è una questione atletica, ma mentale. È la testa che governa i muscoli". La frase è piuttosto utile per ripercorrere la partita di Leao all'Olimpico, dove lo abbiamo visto sbagliare situazioni che nemmeno in Sunday League. Passaggi sbagliati in completa solitudine, cross sbilenchi come se i piedi di Rafa fossero diventati blocchi di cemento e non le pantofole di velluto con le quali siamo abituati a vederlo. Testa, quindi: se dentro non sei sereno, fuori diventa un disastro.

LIVELLO — Il problema, però, è il solito. Ed è ciò che poi gli viene rimproverato da buona parte dei tifosi e degli addetti ai lavori: quando la squadra arranca e non trova l'interruttore, se la luce non la accende colui che ha le qualità maggiori, allora chi deve farlo? Perché è vero che i singoli si esaltano quando il gruppo gira come si deve, ma è vero anche il contrario: ai singoli di alto livello è legittimo chiedere di prendere per mano il gruppo. Dei 180 minuti di Rafa contro la Roma in coppa rimarrà sostanzialmente il rosso provocato a Celik. Il resto è un'infilata di vorrei ma non riesco. Una frustrazione che ha prodotto una sfilza di cross in area banali, un calcio di quarant'anni fa dove le colpe del giocatore e del tecnico vanno a braccetto.

PAROLE DA LEADER — È un peccato anche perché l'approccio del portoghese al secondo round era stato ineccepibile. Intanto era piaciuto il fatto che a parlare accanto a Pioli si fosse seduto la stella della squadra. E poi Rafa aveva detto cose significative sulla gara dell'Olimpico, tipo "abbiamo parlato tutti insieme dopo il Sassuolo, sappiamo l'importanza di questa partita", "giochiamo per tutti noi, se giochiamo bene siamo felici noi. Sono con un grande allenatore e grandi persone qui al Milan". Ma, soprattutto, aveva parlato così di se stesso: "Voglio essere leader sul campo. All'andata sono rimasto deluso perché potevo fare di più, non perché non ci abbia provato. Ma per crescere le critiche ci devono essere". Impeccabile, come il mondo milanista lo avrebbe voluto a Roma, dove l'ultima volta che aveva sfidato i giallorossi aveva segnato un gol clamoroso in semi-rovesciata. Era un Milan che volava, quello, nove punti nelle prime tre di campionato e un orizzonte che nemmeno il peggior pessimista avrebbe potuto immaginare deteriorarsi fino a questo punto.

CONTRADDIZIONI — Leao è stato parte di tutto questo. Con le sue lunghe settimane senza gol, astinenze protratte ben oltre il lecito che l'hanno indispettito, a cui sono seguiti periodi di calcio generoso, bello e produttivo, soprattutto in Europa League prima che arrivasse la Roma. Sullo sfondo rimane quindi la solita domanda: quando, il salto di qualità? Quando, quello step obbligato per correre verso quel Pallone d'oro a cui lui dice di voler ambire? Della stagione di Rafa fin qui restano grandi contraddizioni, il cui culmine nel bene e nel male sono la rovesciata col Psg e i fischi di tre quarti del Meazza al momento della sostituzione nel primo round con la Roma. Restano anche le cartoline di un anno fa, quando Leao trascinò il Diavolo fra le prime quattro di Champions facendo il fenomeno a Napoli. Così come restano tanti altri big match in cui non ha lasciato il segno. Sulla sua testa incombe una clausola da 175 milioni, che fanno chiedere alla gente se si tratti di una cifra congrua per uno come lui. Risposta obbligatoriamente ondivaga: per il Rafa di un anno fa al Maradona assolutamente sì, per quello di ieri all'Olimpico sarebbero soltanto una provocazione. Lunedì arriva un derby che il Milan non può perdere: riuscirci grazie al suo Rafa, sarebbe cosa gradita.
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view post Posted: 20/4/2024, 15:03     Milan, difesa horror. Col Sassuolo Okafor salva (ancora una volta) il Diavolo - AC Milan
Kjaer non all'altezza, Thiaw irriconoscibile: attento Milan, è tornata la difesa da incubo
Tre gol realizzati in trasferta, in casa della penultima, non sono bastati per portare a casa i tre punti: una fase difensiva orribile ha spedito il Diavolo a un passo dalla sconfitta. Ora sono 55 i gol presi in 45 partite. Un dato che preoccupa, soprattutto in vista di Roma e Inter
15 aprile 2024 MILANO - Difficile che il campo del Sassuolo resti all'interno delle banalità quando ci corre sopra il Milan. Allenatori esonerati (Allegri), allenatori confermati (Pioli), gol lampo (il più veloce nella storia della A, Leao) e scudetti (accadde solo due anni fa, sembra passata un'era geologica osservando in casa rossonera). Anche quest'anno non ha fatto eccezione, solo che stavolta le particolarità sono negative. La domanda che attorciglia le riflessioni della gente rossonera è: com'è possibile segnare tre gol in trasferta, per di più in casa della penultima, e tornare a casa con un punto solo?

IMPUTATI — Già. In effetti. Torna così alla mente il concetto, ribadito lungo la stagione dall'allenatore, che sottolinea come la sua sia una squadra votata all'attacco, che quindi una certa dose di rischi sia inevitabile, e che conta segnare un gol più degli avversari. Solo che, quando non succede, sul banco degli imputati ci sale inevitabilmente la difesa. O quanto meno, la fase difensiva. Il Milan quest'anno in alcune partite ha dato vita a vere gallerie degli orrori. Come al Mapei. Sul primo gol difesa schierata, con sette uomini in area. Sette statue però, a osservare il piacevole sviluppo sulla destra dell'azione emiliana. Posizionamenti sbagliati - più che altro per immobilismo -, marcature praticamente inesistenti. Sul secondo l'uno-due fra Thorstvedt e Laurienté, molto ben eseguito ma concettualmente banale, ha spedito direttamente in porta il francese. Sul terzo palla persa in uscita sulla corsia sinistra e, di nuovo, cinque rossoneri a guardare la modalità con cui Larienté ha nuovamente infilato Sportiello.

RALLENTAMENTI — Dunque fase difensiva pessima nel complesso, anche se un paio di singoli in particolare ci hanno messo del loro. E quando succede ai due centrali, sono dolori. Kjaer palesemente non all'altezza, forse per problemi fisici accusati già durante la partita dal momento che ha poi chiesto il cambio dopo nemmeno un'ora di gioco. Irriconoscibile, ed è un aggettivo che vale anche per Thiaw. Situazione più grave per il tedesco, che dopo essere sbocciato nella scorsa stagione, ha iniziato quella attuale con i gradi da titolare. Poi, due mesi e mezzo in infermeria che lo hanno inevitabilmente rallentato. Ma anche adesso che è tornato già da due mesi, pare aver fatto diversi passi indietro in termini tattici e di attenzione. I numeri difensivi, quando non sono coperti dalle bollicine stappate in attacco, sono paurosi: la seconda forza del campionato ha soltanto la nona difesa, che diventa addirittura la quart'ultima considerando solo le gare in trasferta: peggio, lontano da casa, fin qui hanno fatto solo Frosinone, Salernitana e Sassuolo. Nelle 45 partite stagionali il Diavolo ha incassato 55 gol, media non accettabile per chi ha ambizioni di infilare titoli in bacheca. E adesso, occhio anche - di nuovo - all'infermeria: oltre al lungodegente Kalulu, a Reggio Emilia hanno registrato problemi sia Kjaer (flessore), sia Thiaw (che ha concluso il match zoppicando, visibilmente sofferente). In vista del momento decisivo della stagione, non granché.
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Gol annullati a Chukwueze: tornano di moda la "luce" e la mozione Wenger
Le due reti (soprattutto la seconda) tolte dal Var al nigeriano del Milan hanno fatto infuriare i tifosi milanisti, ma sono decisioni prese secondo regolamento. Che riaprono però la discussione su possibili modifiche future
15 aprile 2024 MILANO - Il fuorigioco di "acromion" è la nuova frontiera del gol da annullare. O l’offside della testa dell’omero. O dell’alluce. O anche dell’unghia dell’alluce. Quante se ne sono viste di reti frantumate per un fuorigioco millimetrico. Che fuorigioco è ma che lascia così: di stucco. Come successo, ultimo esempio, a Chukwueze ieri nella gara Sassuolo-Milan 3-3: una puntina di spalla, appunto. L’introduzione del "fuorigioco semiautomatico" (siamo alla terza stagione) ha creato tutto questo: ha tolto ogni dubbio, ha reso oggettivo il fatto, ha frantumato la soggettività e quella interpretazione che sempre fra discutere (tipo: l’assist di Lapadula a Viola è punibile o no? A "Open Var" hanno assicurato di no ma il dubbio resta…), adesso sul fuorigioco non ci sono più dibattiti e rincorse alla verità; ma ha messo in vetrina gioie strozzate per un nonnulla. Un’inezia di corpo che comunque fa "offside". È il regolamento. Piaccia o no è quello. Poi, è chiaro, al Milan e ai suoi tifosi in questo caso non piace per nulla. I due gol annullati a Chukwueze hanno generato un oceano di polemiche sui social, soprattutto sulla seconda rete. Discussioni che rimangono attuali anche perché, in base a com'è poi finito il match, si è trattato di episodi decisivi.

WENGER — Ricordando che mani e braccia (ma la parte alta della spalla conta) non sono conteggiate come estremità punibili per il fuorigioco, torna di gran moda il cosiddetto concetto di luce, richiesto a gran voce da anni da Arséne Wenger. In questo caso il fuorigioco sarà tale solo se esiste separazione netta fra le ultime estremità di attaccante e difendente: quel segmento fra l’uno e l’altro giocatore crea la cosiddetta luce. È sempre questione di centimetri, certo, comunque si decida come prenderla.

FEBBRAIO 2025 — Resta il fatto che anche nell’ultima riunione, l’Ifab (il governo che sovrintende alle regole del calcio) ha trattato il tema-luce. Gli esperimenti vanno avanti, in Inghilterra nei campionati minori e anche nel nostro torneo Under 18: l’Italia è stata pioniera nell’introduzione del Var, del Saot (il fuorigioco semiautomatico) e adesso si vedrà che ne sarà della luce, se prima o poi si… accenderà. Nella riunione che si terrà nel febbraio 2025 verrà presa probabilmente una decisione definitiva riguardo alla "mozione Wenger". Fino ad allora le sperimentazioni continuano: il Saot non sparirà ma verrà modulato. Sempre che si azioni… l’interruttore della luce.
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view post Posted: 20/4/2024, 14:48     Milan, difesa horror. Col Sassuolo Okafor salva (ancora una volta) il Diavolo - AC Milan
Milan, difesa horror. Col Sassuolo Okafor salva (ancora una volta) il Diavolo
I rossoneri vanno sotto 3-1 e riescono a rimontare con i gol di Jovic e il pari del nazionale svizzero. Annullati due gol a Chukwueze per fuorigioco. Il secondo posto resta blindato, ma la squadra di Pioli appare in netta involuzione
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14 aprile 2024 REGGIO EMILIA - Non è un Milan da semifinale di Europa League e nemmeno una versione da derby: da Reggio Emilia Pioli sperava di ricevere la spinta per poi proseguire verso Roma e rientrare a San Siro pronto a fermare l’Inter. Qui invece il Milan non fa un passo avanti ma uno indietro. Forse anche due, o tre come i gol incassati dalla penultima in classifica. Il Sassuolo rimpiange i tre punti persi in ottica salvezza: il pareggio per 3-3 serve a poco.

DIFESA E LEAO — Se l’atteggiamento con cui il Milan pensa di entrare in campo giovedì all’Olimpico è quello del pomeriggio con il Sassuolo, le chance di rimonta si azzerano. Dopo poco più di dieci minuti i rossoneri sono sotto di due, svogliati, slegati, fuori fase. Agli avversari bastano due affondi per il doppio vantaggio: Kjaer e Thiaw fragilissimi in entrambe le occasioni. La prima dopo appena 3’: spunto di Volpato sulla destra e palla in mezzo per Pinamonti, un ex nerazzurro che beffa Sportiello al primo tentativo. Otto minuti per il raddoppio: l’azione si sviluppa stavolta sulla sinistra, con Laurientè che parte e conclude. Milan troppo, troppo distratto: un errore che in avvio si ripete spesso. Non è questione di titolari o riserve: Pioli si presenta con Theo, Loftus-Cheek e Leao, tre titolarissimi. Sono distrazioni collettive e solo dopo che la svegliata è suonata due volte, il Milan si riattiva. Lo fa con tutti i suoi uomini: Thiaw è il primo a impegnare Consigli, Chukwueze colpisce ma è in fuorigioco. Ci vuole allora un super Leao: Rafa salta due uomini nello stretto e mette all’angolo con il destro. Una giocata individuale che restituisce vigore alla squadra e allo stesso Leao: Pioli lo aveva confermato nell’undici proprio per allontanare la tristezza del post Roma. La difesa continua a ballare (quando Laurienté parte è un pericolo) e l’attacco ci prova, senza pungere: Chukwu e Theo spingono ma sono imprecisi nelle scelte, Musah si inserisce ma sbatte sulla difesa avversaria, Jovic resta isolato.

AFFONDATO — Se perseverare è diabolico, il Milan lo sa meglio di chiunque altro: nel secondo tempo, invece che ripartire dalla reazione finale dei primi 45’, i rossoneri vanno di nuovo giù. A fondo? No. Laurienté approfitta di un nuovo dello sbandamento difensivo del Milan, riuscendo a pungere al secondo errore in disimpegno dei centrali rossoneri. E’ il 3-1. Pioli corre ai ripari con Gabbia (è Kjaer a chiedere il cambio per infortunio e andare dritto negli spogliatoi: prestazione pessima), Reijnders e Giroud. Come nel primo tempo succede che sia una magia di Leao a riportare a galla il Milan: sullo spunto di Rafa, c’è Jovic al centro pronto al 3-2 sulla ribattuta di Consigli. E ancora una volta sono solo i colpi avversari a chiamare la reazione rossonera: la testa di Giroud, il secondo (bellissimo) gol annullato a Chukwueze per fuorigioco, Pulisic che spara su Consigli l’invito di Aldi. E infine Okafor, appena entrato, a trovare il pari su azione d’angolo. Il Milan chiude all’assalto: Jovic mediano, Pulisic, Giroud (altro errore sotto porta) e Okafor davanti. Ma l’ultima notizia arriva ancora dalla barcollante difesa: Thiaw chiude zoppicante e già ammonito, che da diffidato significa la squalifica nel derby. Prima però la Roma e se Pioli e il Milan pensano di ribaltarla, devono prima cambiare se stessi.
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view post Posted: 20/4/2024, 14:46     Leao, che succede dopo i fischi (che non erano solo per lui)? - AC Milan
Leao, che succede dopo i fischi (che non erano solo per lui)?
Tifoseria divisa tra le accuse al giocatore di scarsa resa nei big match e all'allenatore per averlo sostituito. Rafa intanto appare nervoso: una situazione da ricomporre per il finale di stagione ma anche per il futuro a medio termine
14 aprile 2024 MILANO - Spento in campo, nervoso fuori. I tre gol e due assist serviti nelle quattro partite precedenti hanno sbattuto fragorosamente nel nulla della notte contro la Roma. Franati nel vuoto. Ed è un vuoto che fa male perché partire in casa a handicap negli incroci a eliminazione diretta è una complicazione enorme. Nei suoi quasi cinque anni di Milan Leao ha imparato tanto. Praticamente tutto quello che ruota attorno al suo mestiere: è stato preso per mano, cresciuto, coccolato, migliorato, arricchito nell'anima e nel portafogli. Ha dovuto imparare pure - suo malgrado - che quelli come lui sono anche condannati a prescindere: agli occhi del mondo esterno i passaggi a vuoto non sono ammessi, quando in ballo ci sono tonnellate di qualità. Il problema di base è che Rafa, sebbene i miglioramenti in questo senso siano evidenti, non ha ancora perso il difetto della discontinuità. Che, a 24 anni e con l'ingaggio top della rosa, non gli viene più perdonata da una buona fetta della tifoseria.

SERENITÀ — Il dubbio che aleggiava ieri sera al momento della sostituzione resta ancora valido, anche nell'intercettare le riflessioni a caldo e del giorno dopo: quei fischi - numerosi, inequivocabili, diffusi come mai era successo - erano in parte per la scelta dell'allenatore di toglierlo dalla scena, ma in parte per lui. Reo di una prestazione indiscutibilmente eterea, con una robusta lavata di capo pubblica infertagli da Maignan a metà della ripresa. E uscito poi dal campo con fare indolente, come se il vantaggio fosse rossonero. Poi è arrivato il resto, che ha confermato il momento evidentemente non sereno del portoghese: a fine partita non si è unito ai compagni andati sotto la curva (che peraltro, dopo i fischi di tre quarti del Meazza, gli hanno dedicato un coro a tutto volume) e nel lasciare lo stadio ha punzecchiato un giornalista in zona mista ("fai bene il tuo lavoro", gli ha detto secco il 10 rossonero).

SPACCATURA - Insomma, in pochi giorni si è passati dalla luna di miele a turbolenze persino inspiegabili, sebbene il suo nervosismo dopo la partita sia facilmente spiegabile dai fischi che piovuti dagli spalti. I suoi detrattori gli imputano di incidere troppo poco nelle gare che contano. Ovvero: il numero di big match in cui lascia il segno è esiguo rispetto al totale delle partite di primo piano giocate. C'è chi dai cento milioni in su lo impacchetterebbe subito e chi non vorrebbe separarsene per nessun motivo al mondo. Leao divide, e se fino a qualche tempo fa l'incertezza sul rinnovo contrattuale era lo spauracchio di un intero popolo, ora che Rafa racconta di voler restare a lungo in rossonero agli occhi di parte della gente rossonera diventa motivo di dissenso e di mugugno. Bisogna semmai osservare con attenzione la piega che prenderanno gli eventi da qui a fine stagione. Perché è vero che il reale destinatario dei fischi di ieri sera era e probabilmente rimarrà un punto di domanda: Leao o Pioli?, si chiederebbe Shakespeare. Ma potrebbe essere il diretto interessato a inoltrarsi in riflessioni sul futuro che fino a questo momento non erano all'ordine del giorno.
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view post Posted: 20/4/2024, 14:43     Mancini ci ha preso gusto: steso anche il Milan, la Roma si prende un altro... derby - AC Milan
Mancini ci ha preso gusto: steso anche il Milan, la Roma si prende un altro... derby
Un gol del difensore, come contro la Lazio, regala a De Rossi il primo round dei quarti di finale di Europa League. Ritorno il 18 aprile all'Olimpico
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11 aprile 2024 MILANO - L’inerzia del lussuoso percorso parallelo in campionato da quando alla Roma governa De Rossi, viene spazzata via dal primo round di Europa League. Tra le due bellissime del 2024 soccombe il Milan - sotto gli occhi di Cardinale - e volano i giallorossi. Il punto di rottura è il gol di Mancini – che ci sta prendendo gusto -, ma in generale la Roma ha meritato di uscire col sorriso da San Siro: più organizzata, più lucida, più feroce, più convinta. E anche fortunata, dopo aver visto il destro di Giroud stamparsi sulla traversa a tre respiri dal novantesimo. Che la Roma con DDR sia tornata a divertirsi è ormai cosa nota. Il mistero piuttosto è il Milan, che era altrettanto in salute, se non di più. Eccezion fatta per gli ultimi dieci minuti - i classici giocati di pancia da chi è sotto nel punteggio - quella del Diavolo è stata una prestazione non all’altezza. Un deciso passo indietro rispetto alla squadra che arrivava da sette vittorie di fila, a cui si fatica dare una spiegazione. Di squadra e nei singoli: Dybala ha mostrato a Leao cosa significa giocare per la squadra, Lukaku ha salvato sulla linea e Giroud si è mangiato il pari, giusto per fare due esempi. Pioli voleva portarsi avanti il più possibile all’andata: adesso occorrerà qualcosa di strepitoso all’Olimpico.

LE SCELTE — Pioli e De Rossi non hanno trascorso una vigilia immersi nei dubbi – giusto qualcuno – e hanno optato per le soluzioni che erano già nell’aria: Thiaw preferito a Kjaer, Smalling a Llorente e Spinazzola ad Angelino. Tutto il resto molto nella logica su sponda rossonera: 4-2-3-1 costruito su Bennacer-Reijnders in mediana e Pulisic-Loftus-Leao alle spalle di Giroud. De Rossi invece ha sparigliato tatticamente il copione, disegnando una sorta di 4-4-2 con Dybala a fornire – fra le varie altre cose - assistenza a Lukaku, ma soprattutto allargando Pellegrini a sinistra ed El Shaarawy a destra. Quest’ultima è stata in assoluto la mossa più redditizia perché l’ex rossonero si è in pratica occupato a uomo di Leao, togliendogli metri, respiro, idee e proteggendo quindi Celik, che ha potuto irrobustire i metri più centrali giocando più vicino a Smalling. In pratica una doppia scalata in marcatura che di solito si vede nei momenti di difficoltà, per aiutare il compagno, e che qui invece è avvenuta in modo preventivo. Alla mossa azzeccata da DDR vanno però aggiunti almeno altri due particolari. Il primo: la Roma ha avuto il grande merito di rimanere cortissima anche nei minuti di maggiore pressione milanista, togliendo quasi tutti gli spiragli di luce ai portatori di palla rossoneri. Il secondo: il Diavolo ha dato vita a uno sviluppi del gioco per lo più lento e prevedibile. Ingessato. Spento. Una pecca che non si vedeva da tempo, generata in buona parte da meriti e accortezze avversarie.

SPUNTO — Cristante ha gravitato sulle zolle di Reijnders, Loftus-Cheek ha sbattuto più di una volta contro Paredes e Dybala ha gravitato su un raggio di oltre quaranta metri di campo. Superlativo nel fare uscire la squadra dalla pressione rossonera, nel dare superiorità numerica a centrocampo e nell’appoggiare la manovra, cosa che peraltro non ha mancato di fare anche El Shaarawy: doppia fase sontuosa. A proposito di esterni: il giro palla senza ferocia del Milan ha ovviamente anche cancellato qualsiasi ambizione di dare profondità a Leao, che si è spalmato sul muro eretto da ElSha e Celik, senza trovare supporto da parte di Hernandez, in versione timida timida. Dall’altra parte Pulisic ha goduto di un pelo di libertà maggiore, ma senza trovare lo spunto delle ultime uscite. Il risultato è stato che dalla trequarti rossonera sono piovuti nell’area della Roma un’infinità di cross leggibili, senza una vera idea alla base: buttarla in mezzo giusto per vedere l’effetto che fa. Roma abile a chiudersi ma anche a ripartire, con la cattiveria mancata al Milan e con la lucidità di scegliere quasi sempre l’appoggio giusto. Il primo squillo in realtà è del Milan – Svilar smanaccia via un destro insidioso di Reijnders –, poi il Diavolo deve ringraziare Maignan, che toglie da sotto la traversa un tiro di El Shaarawy sporcato da Gabbia. Al minuto 17 i giallorossi sono passati: angolo di Dybala, Mancini è sfuggito a Loftus-Cheek e ha collocato di testa in porta. Cinque giorni dopo, il déjà-vu del derby. La reazione del Milan è tutta in un doppio colpo di testa di Giroud (21’), sul primo dei quali Lukaku salva sulla linea.

INTERPRETAZIONE — Nella ripresa i rossoneri cercano di premere sull’acceleratore, ma è una pressione sterile, che non appare convinta nell’interpretazione e nell’atteggiamento. Come qualcosa dovuto per contratto, e non la ricerca della ferocia per pareggiare. Svilar infatti resta all’erta ma non viene realmente impegnato e alla Roma ovviamente si spalancano porzioni golose di campo. Cartolina emblematica della serata milanista: dopo una ripartenza giallorossa conclusa da un destro infido di Cristante, Maignan si infuria con Leao - reo di non aver dato copertura - redarguendolo a lungo pesantemente e platealmente. Il Milan è riuscito a dare un cenno di vita con Adli (al posto di Bennacer), a un passo dal jolly di serata con un destro a giro da posizione defilata che Svilar ha deviato con l’aiuto della traversa. Fischi diffusi quando Leao ha lasciato il campo per Okafor. Mani nei capelli invece quando a tre dal novantesimo un numero di Chukwueze ha messo Giroud nelle condizioni migliori possibili a un passo dalla porta: destro violento e palla sulla traversa. Ma non è stata sfortuna: per uno come Oly questi sono gol da fare.
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Pioli: "Irregolare il loro gol e quello di Abraham era rigore. Ma noi poco coraggiosi"
Così l'allenatore rossonero dopo la sconfitta con la Roma: "Non sarà facile ribaltare il risultato. Di arbitri non parlo mai, ma anche il gol nasce da un fuorigioco di Lukaku"
11 aprile 2024 MILANO - Stefano Pioli è amareggiato. Aveva preparato la partita in un certo modo, pronto ad attaccare alto la linea difensiva della Roma, e invece ha subito, è uscito sconfitto e ha incassato un gol pesante in vista della sfida di ritorno. "Siamo stati alti, ma non aggressivi. Un peccato. Avevamo preparato questa sfida in modo totalmente diverso". Questo il pensiero dell'allenatore rossonero, che adesso ha già puntato il Sassuolo e la sfida di giovedì prossimo, dove il Milan è chiamato a vincere.

ARBITRO — Pioli ha fatto leva anche sugli episodi arbitrali. "Non amo parlarne, preferisco discutere di calcio, ma Abraham non ha colpito la palla di testa. L'ha colpita con la mano. E poi l'angolo da cui è nato il gol nasce da un fuorigioco di Lukaku". Poi di nuovo sulla partita: "Abbiamo avuto qualche difficoltà nel primo tempo - ha ribadito Pioli -, avremmo dovuto essere più coraggiosi. Abbiamo creato delle occasioni, ma non ho visto la stessa qualità delle ultime gare. Questa squadra può fare di più, lo so. Non mi aspettavo la sconfitta, il tandem Theo-Rafa ha trovato meno spazio. Non siamo stati precisi, ci è mancato il guizzo".

CHUKWUEZE E LEAO — Capitolo Leao. Il portoghese non ha brillato: "Non mi preoccupa. Mi aspetto orgoglio e forza di volontà in vista del ritorno. Non sarà facile ribaltare questo risultato. Dobbiamo migliorare la prestazione di stasera, assolutamente". Un commento anche sul cambio di Chukwueze, arrivato forse un po' in ritardo: "Da Leao e Pulisic puoi aspettarti una giocata importante in qualsiasi momento. Ho fatto i cambi quando pensavo fosse giusto, comunque".
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La serata no di Leao: San Siro lo fischia, Maignan lo rimprovera. Ma la curva non lo abbandona
Il portoghese è stato fischiato da gran parte dei tifosi al momento del cambio, ma la Sud gli ha dedicato un coro
12 aprile 2024 MILANO - Lo strappo – se davvero di strappo si tratta – si consuma al minuto 78, quando Pioli decide di rinfrescare l’attacco e chiama Leao in panchina per sostituirlo con Okafor. E’ allora che succede quello che non ti aspetti: fischi. Ma tanti fischi, grosso modo da tre dei quattro lati del Meazza. Non si tratta di disapprovazione a macchia di leopardo, qua e là, ma di decibel arrivati a un livello importante.

FISCHI — La prima domanda che si rincorre in tribuna stampa, e anche fra i seggiolini del Secondo Rosso, è: ma i fischi erano per Rafa o per Pioli che ha tolto chi in teoria avrebbe le potenzialità per rimettere la partita in sesto? La domanda è legittima perché se la risposta è la prima, la cosa non può passare inosservata e acquista un determinato peso: Leao è già stato fischiato in passato da San Siro, ma mai con questa intensità. Sensazione? Quei fischi erano più per lui che per Pioli (o magari per entrambi), al termine di una delle prestazioni più grigie di sempre del portoghese in proporzione all’importanza del match. Mai in partita, mai un guizzo, e nemmeno la sensazione che volesse provarci. Rassegnato a rimbalzare contro il muro alzato da un sorprendente El Shaarawy che ha protetto Celik dalle scorribande del 10 rossonero.

DESTINO — A un certo punto della ripresa è arrivato anche il cazziatone di Maignan, che gli ha urlato e gesticolato contro a lungo per non aver seguito una ripartenza giallorossa. Mike si è spinto fino al limite dell’area per dirgliene quattro, senza peraltro ottenere reazioni. Quando ha lasciato il campo sotto i fischi (uscendo molto lentamente, nonostante lo 0-1: anche questo può aver indispettito i tifosi), allora è intervenuta la curva. La Sud ha intonato il coro per Rafa, per non farlo sentire solo e per non lasciare che questa brutta esibizione generasse una condanna plenaria. Ma sono stati fischi che devono aver lasciato il segno nel portoghese, che non si è unito al resto della squadra a fine partita sotto la curva. Certo, questo spesso è il destino di chi ha numeri superiori agli altri, di chi è chiamato a salvare la patria perché ci sono partite in cui il campione deve essere decisivo. Ma c’è di mezzo anche una fetta di popolo rossonero non così esigua che colloca Rafa a prescindere nella casella degli eterni incompiuti. Dove è normale fare la differenza e non è concesso toppare. Per la cronaca, prima di questa partita aveva messo a referto tre gol e due assist nelle quattro uscite precedenti. Insomma, non era latitante. Lui, intanto, nei giorni scorsi si è augurato di giocare altre duecento partite col Milan, ma episodi con proporzioni come quelle di stasera lasciano una certa inquietudine.
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view post Posted: 11/4/2024, 17:39     Ruolo, esperienza, identità: perché la Juve pensa al ritorno di Morata - Juventus Football Club
Ruolo, esperienza, identità: perché la Juve pensa al ritorno di Morata
Lo spagnolo "vede" il terzo atto bianconero, tornato d'attualità in attacco per la possibile uscita di Kean e Milik: tutti i motivi per cui è considerato una scelta sicura ed è in cima alla lista di gradimento
10 aprile 2024 TORINO - Duttilità, esperienza, juventinità. Ci sono diversi motivi che fanno riemergere la candidatura di Alvaro Morata nella stanza dei bottoni della Continassa. Il club studia il piano mercato per la prossima estate: le esigenze della Juve sono molte e i calciatori che possono unire più logiche sono inevitabilmente favoriti sui primi ragionamenti. L’attaccante dell’Atletico Madrid ha un contratto fino al 2026, ma le probabili cessioni di Kean e Milik aprono degli spazi importanti da rioccupare.

DUTTILE — La ricerca di molti attaccanti esterni da parte di Giuntoli lascia pensare che la Juve possa proporsi l’anno prossimo con un tridente, o con tre mezze punte alle spalle di un centravanti. Morata può diventare un rinforzo strategico per una doppia valenza sul ruolo: può giocare da attaccante esterno di sinistra ma anche da centravanti, dando ampie garanzie da vice Vlahovic. La duttilità di Morata potrebbe tornare molto utile per migliorare anche gli altri attaccanti.

ESPERTO — La rosa della Juve oggi manca in esperienza. Morata in questo senso sarebbero un colpo sicuro e farebbe compiere un salto di qualità non da poco. Ha giocato tante partite in Italia come in Europa, potrebbe anche togliere pressione su Vlahovic nei momenti delicati, proprio come avvenne nei primi mesi in cui il serbo si trasferì a Torino. L’attaccante spagnolo, passato da giovane nella Seconda squadra del Real Madrid, farebbe anche da riferimento per i giocatori che si affacciano in prima squadra dopo aver completato il percorso giovanile.
Álvaro Morata ha approfittato della confusione di Lunin e Rüdiger e ha segnato questo gol nel derby di Madrid agli ottavi di finale di Coppa del Re. L'attaccante spagnolo è andato a festeggiare il gol coi tifosi e una bandiera gli è caduta addosso.

JUVENTINO — E poi Morata è juventino: non lo ha mai nascosto. Pur trovandosi bene all’Atletico Madrid e non avendo esigenza di cambiare aria per forza. Se chiama la Juve, però, per il calciatore cambia tutto: anche perché sia lui che la sua famiglia respirano a Torino il profumo di casa. Il terzo atto dell’attaccante in bianconero non è ancora certo, ma l’ipotesi comincia a farsi largo: alla Continassa ragionano sulle strade che portano a scelte sicure o con meno rischi possibile, così Morata è balzato in testa alla lista di gradimento per l’estate prossima.
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view post Posted: 11/4/2024, 17:37     Yildiz l’intoccabile: i tifosi lo adorano, la Juve prepara il rinnovo e la maglia numero 10 - Juventus Football Club
Yildiz l’intoccabile: i tifosi lo adorano, la Juve prepara il rinnovo e la maglia numero 10
La sua divisa è la più venduta, piace a tante big ma il club vuole blindarlo fino al 2029
10 aprile 2024 TORINO - Nel calcio tutto cambia in fretta. L’estate scorsa per un ragazzo che voleva comprare la maglia di Kenan Yildiz la strada era tutta in salita: non esistevano quelle già pronte e nemmeno la scritta prestampata, il cognome andava composto lettera per lettera e agli addetti alla personalizzazione dello Juventus Store bisognava fare lo spelling, perché non sapevano esattamente come si scrivesse. Normale, visto che fino a quel momento il ragazzino turco non aveva giocato neppure un minuto in Serie A. Adesso la sua casacca numero 15 è la più venduta e nessuno nello store bianconero chiede più come si scrive Yildiz. All’Allianz Stadium è uno dei più applauditi e i tifosi, soprattutto i giovani, stravedono per lui, probabilmente perché nei suoi piedi educati e nella faccia pulita vedono il futuro della Signora. Un futuro che tutti si augurano torni a essere splendente, lasciandosi alle spalle l’ultimo periodo senza successi. C’è grande fiducia nonostante Yildiz abbia segnato una sola rete in campionato (il 23 dicembre al Frosinone) e da quasi due mesi (17 febbraio con il Verona) non giochi una partita da titolare.

RINNOVO E DIECI — "Ho scommesso che Kenan Yildiz sarà nominato per il Pallone d’Oro entro 5 anni. Ho giocato con molti ragazzi, ma non ho mai visto un talento simile. Sono fiducioso di vincere la scommessa": così Wojciech Szczesny, intervistato da "Foot Truck", ha incoronato il suo compagno di squadra, che a 18 anni è già stato lanciato da Vincenzo Montella in nazionale. Allegri lo sta dosando come ha sempre fatto con i giovani, la Juventus però ha deciso di blindarlo, rinnovando un contratto prolungato appena un anno fa fino al 2027. Gli estimatori non mancano (Borussia, Lipsia, Liverpool e Arsenal), ma per il club è un intoccabile e la nuova scadenza (2029 con adeguamento dell’ingaggio dai 350 mila attuali al milione) è per dare un segnale al ragazzo e alle big europee. Col rinnovo potrebbe arrivare anche il cambio di maglia: l’idea è di proporgli la 10 che fu di Alessandro Del Piero — l’idolo di Yildiz che come lui esulta con la linguaccia — attualmente di proprietà di Paul Pogba, che presto potrebbe lasciare la Juventus per la squalifica per doping (si attende il ricorso al Tas). Kenan l’ha avuta in Next Gen e ha il talento per impreziosirla. Anche l’Adidas sarebbe felice: scontata un’ulteriore impennata nelle vendite.
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